L’Associazione Sbandieratori di Arezzo ha presentato al pubblico in data 9 novembre 2024 il proprio ultimo libro “Bandiere al Vento”, un volume nel quale, tra tantissime fotografie e testi scritti direttamente dai protagonisti, viene narrata l’attività dell’Associazione e l’impegno per promuovere la città di Arezzo e l’arte dello sbandierare. Chi si è occupato della redazione del libro e della raccolta di tutto il materiale fotografico a fine 2023 mi ha chiesto di occuparmi della “parte emozionale”, cogliendo, nelle varie attività del gruppo, alcune frasi, citazioni e parole ricche di significato. All’interno del libro ci sono numerose brevi frasi raccolte da me e ritengo che, affiancate alle giuste fotografie, si tratti di parole capaci di raccontare la passione, l’impegno, il divertimento e l’emozione dello sbandierare. Per varie ragioni di natura editoriale, sono tuttavia numerose anche le parole da me raccolte che non hanno trovato spazio all’interno del libro ma che riescono comunque a raccontare un pezzo dell’Associazione e che, a mio parere, meritano di trovare una pubblicazione tra le colonne della Rivista L’Alfiere con questa serie di articoli.
Un motivo di emozione riguarda il poter girare il mondo con gli Sbandieratori di Arezzo e i ricordi legati alle trasferte:
Massimo Donati: se andate a Malaga non toccate le arance (semicitazione di Johnny Stecchino). 4-6 gennaio 2008, andiamo a Malaga per la cavalcata dei re magi, con una meravigliosa ed interminabile sfilata che rimarrà per sempre nelle mie memorie. Oltre alla sbandierata che riempie sempre di orgoglio e negli ambienti spagnoli ci esalta tanto da non sentire la fatica, quello che mi è rimasto in mente (o nel petto) è la storia dell’arancio. Arriviamo al seminario in tarda serata ed usciamo subito in cerca di qualcosa da mettere sotto i denti. Lungo i viali che portano al centro, cogliamo delle arance al volo dagli alberi ornamentali per iniziare a placare i morsi della fame. Nel mentre due robbosi su un motorino vengono verso di noi parlando ad alta voce. In un attimo il sottoscritto è stato colpito in pieno petto da un arancio lanciato a tutta velocità dai due balordi motomuniti (e anche un po’ scimuniti). Fortunatamente l’arancio non provocò alcun danno permanente se non grande ilarità. Viaggiare con il gruppo aiuta sicuramente a crescere e ad ambientarsi nel mondo: si è portati a convivere con persone di età e (passatemi il termine) culture diverse, sia per mezza giornata che a volte anche per mesi interi. Come già detto in passato il gruppo diventa come una seconda famiglia per la quale siamo disposti a spendere del tempo, proprio perché siamo contenti di passarlo insieme. E ovviamente di mettersi in mostra e dare spettacolo con le nostre musiche e le nostre bandiere.
Hiroshi Farsetti: le trasferte sono una cosa che mi piace molto, andare fuori a suonare e rappresentare Arezzo in mezzo a tutte le bandiere è la cosa più bella del mondo. A me piace tanto viaggiare e anche quando facciamo le trasferte all’estero vediamo posti belli, penso alla Spagna, Francia, alla mia prima trasferta in Bosnia. La seconda volta che sono stato in Francia a Denain ho conosciuto la mia ragazza…una trasferta veramente bella. Sarajevo mi è piaciuta molto e vorrei tornarci anche senza sbandieratori.
Luca Caneschi: essere sbandieratori è un onore ma anche un onere, anche se il primo aspetto soppianta il secondo perché, quando ci esibiamo, che sia al Castelluccio o in Giappone, è sempre bello vedere le persone che ti guardano ammaliate, anche dopo aver fatto un lancio sul posto. Certo…non è che quando ti vedono ti chiedono l’autografo, ma non importa. Con il gruppo c’è la possibilità di visitare tanti bei posti anche lontani, di conoscere persone nuove e magari anche qualche bella ragazza del posto, ma non bisogna dimenticare che il compito principale è quello di farci conoscere e di far conoscere Arezzo al resto del mondo.
Altro tema importante per gli sbandieratori sono i giovani e le nuove leve. Ho chiesto un commento a chi è giovane adesso e un consiglio a chi giovane lo è già stato.
Matteo Franchi: è vero che noi siamo di parte, ma è un’emozione far parte di un contesto veramente ad alto livello, la storia, la tradizione, che poi è quello di cui siamo fatti. Ai giovani dico di godersela e di godersela tanto, uno dei miei rimpianti e non averlo fatto abbastanza quando potevo durante la scuola e l’università. Gli impegni di lavoro levano un po’ di spazio ma si cerca un modo di sbandierare. Dico anche di godersela con la testa, di divertirsi perché comunque rappresenti sempre qualcosa e non sei mai da solo nelle trasferte e nei viaggi.
Marco Mammoli: da ormai 3 anni mi è stata data la responsabilità di insegnare a suonare il tamburo ai ragazzi che si vogliono affacciare alla nostra realtà. È davvero stimolante ed emozionante cercare di trasmettere le mie conoscenze e la mia passione. Mi ispiro molto a quelli che furono i miei insegnanti, dai quali cercavo di “rubare” qualsiasi cosa per poter “essere come loro” e spero che i miei ragazzi facciano lo stesso. Solitamente la prima cosa che dico è sempre: “Siate pazienti, costanti e volenterosi, date il 100% del vostro impegno al gruppo e vedrete che vi ripagherà in tutto”.
Riccardo Soldani: fare trasferte insieme e muoversi insieme è qualcosa di particolare, perché si cresce in un ambiente diverso dalla quotidianità, fuori dai coetanei, dai compagni di scuola o di lavoro. Ti trovi in un gruppo che va dai quattordici anni ai sessanta e passa anni ed è un gruppo nel quale il quindicenne o il ventenne non si sente più giovane di un sessantenne. Ci si ritrova in mezzo a persone con età diverse ed è una bella cosa. I giovani sono la fonte più importante del gruppo, senza i quali ci saremmo spenti da anni. Negli ultimi anni la gioventù è cambiata, anche rispetto a quando sono entrato io a diciannove anni, ben dieci anni fa. Noto con piacere che all’interno del gruppo molti giovani scoprono quei valori che si stanno perdendo e scoprono loro stessi. È vero quando si dice “sbandieratori scuola di vita”. I nostri giovani potrebbero benissimo insegnare anche a noi più grandi, non sempre accade il contrario. Quando capiscono come funziona il gruppo poi ci stanno bene e serve a loro per crescere. Ricordo un ragazzino giovane che all’aeroporto di San Paolo al ritorno dal Brasile ci ringraziò a tutti per averlo aiutato a capire ancora meglio cosa fosse il gruppo sbandieratori e per averlo aiutato a crescere in senso mentale.
Con alcuni sbandieratori ho anche potuto parlare delle loro parentele:
Hiroshi Farsetti: sul babbo Paolone devo dire che è uno dei più vecchi nel gruppo e uno degli sbandieratori con più trasferte all’attivo. È stato lui a farmi iniziare, se non fosse stato per lui non avrei avuto la spinta per iniziare, anzi mi ha proprio preso di peso e mi ha portato nel gruppo. Se non fosse stato per questo forse non sarei mai entrato o sarei entrato successivamente ed oggi mi mancherebbero molte cose, molti consigli su come stare in un gruppo. È bello avere un padre importante nel gruppo e aiutarsi tra noi. È la cosa più bella del mondo.
Paolo Severi: ho sempre seguito mio fratello, ero il figlio più piccolo. C’è stato un periodo nel quale abbiamo fatto gli sbandieratori insieme ed abbiamo condiviso una passione unica. Come spesso accade nella vita ci sono poi anche altri interessi; lui ha iniziato a seguire meno il gruppo mentre io ho proseguito nell’avventura. La condivisione di questa passione è stata un’esperienza unica, così come la si vorrebbe condividere con i figli.
da “L’Alfiere” – n. II – 2025, pagg. 8-9
Lorenzo Diozzi