…continua dal numero precedente…

L’intelligenza artificiale oggi riesce a risolvere problemi matematici con tempistiche o complessità non paragonabili al cervello umano, ma a noi piace metterci alla prova, tentare, sfidarci. Qual è il ruolo dell’enigma per l’uomo?

Certo, ci piace metterci alla prova NOI, non l’intelligenza artificiale. Mi capita di leggere sui social di persone che hanno fatto risolvere un problema ad uno di questi programmi artificiali. Ma che senso ha? Se vuoi fare una passeggiata, che fai? Costruisci un robot che la faccia al tuo posto? Dobbiamo essere noi a provare, sbagliare, e poi alla fine trovare la risposta corretta. Ci sono ancora tante domande senza risposta, nell’astronomia, nella biologia, nell’etica. Per abituarci già da giovani a curiosare e trovare la soluzione, ecco gli enigmi a nostra disposizione! Ti servirà nel tuo lavoro, l’aver risolto un enigma, perché sarai sicuramente in grado di risolvere un problema vero che ti si presenterà sul tuo lavoro.

Oggi molti giochi enigmistici vengono proposti tramite siti internet o app, ma la bellezza del risolvere un enigma è farlo con carta e penna (o lapis). C’è una motivazione specifica o è solo un fascino per noi abituati a scrivere a mano? Lei è più da penna o da lapis?

Penna, sempre penna! Ti costringe a pensare bene prima di scrivere ogni singola parola. Ovvio, qualche volta mi trovo a dover correggere e riscrivere, ma voglio correre il rischio. Quando risolvo le parole crociate in bianco, cioè quelle dove mancano le caselle nere, non annerisco, ma segno solo i bordi delle caselle nere, così eventualmente posso mettere una lettera se avessi sbagliato, ma quella è l’unica libertà che mi prendo. Tornando al discorso di app o carta, rispondo: carta, sempre carta! Scrivere sulla carta è una forma mentis. Ho letto in più parti che anche lo scrivere in corsivo aiuta a descrivere meglio un pensiero. Quindi scrittura senz’altro!

Per finire ho una richiesta. Non è che per caso ci omaggerebbe di un suo gioco per pubblicarlo sulla rivista L’Alfiere?

Ah, ah, mi hai incastrato. Eccoti un gioco, assolutamente originale.

Ho uno strano modo per misurare la lunghezza di una parola: prendo la prima e l’ultima delle sue lettere, intese in ordine alfabetico, e conto quante lettere ci sono fra di loro, estremi compresi, nel nostro alfabeto di 21 lettere. Ad esempio la parola BUDINO è lunga dalla B alla U: 18 lettere in tutto; invece con FOSSO la prima lettera in ordine alfabetico è la F, l’ultima è la S, e quindi è lunga dalla F alla S: 12 lettere.

Ora mi chiedo quale sia la più corta parola di senso compiuto di 3 lettere, di 4 lettere, di 5 lettere, e così via. Ad esempio, ho trovato una parola di 5 lettere lunga soltanto 2 lettere, la trovate? Riuscite a trovare le migliori di 3, 4, 5, 6, 7, 8 lettere? E se le lettere della parola dovessero essere tutte diverse fra loro?

Ecco, adesso ci penso anch’io, ma, vedi, è un problema aperto nel senso che non c’è una soluzione già trovata: magari tu puoi trovare una combinazione diversa dalla mia, ma con lo stesso punteggio, oppure tra qualche anno, qualche neologismo ci permetterà di battere i nostri stessi record. Intanto… buon lavoro a tutti!

Qualche soluzione fornita da Giorgio Dendi.

Se vuoi qualche risultato, NONNO ha lunghezza due, poi ZZZ, l’ultima parola del mio Zingarelli, ha lunghezza uno, ma anche EEE, che una volta appariva spesso sulle riviste di enigmistica (ora non più accettata), ed è un’opera greca, chiamata pure Il catalogo delle donne, di lunghezza uno. Con lettere diverse fra loro una parola di sei lettere di lunghezza sei c’è: GHELFI, un giornalista del TG2, specializzato in politica. Ma c’è anche una parola di cinque lettere diverse con lunghezza sei, e quella la conosciamo tutti senz’altro!

Fine

da “L’Alfiere” – n. II – 2025, pagg. 12-13

Lorenzo Diozzi