Nel mese di maggio 2022 gli sbandieratori sono stati ospiti della Ambasciata Italiana a Sarajevo, accolti dall’Ambasciatore Italiano Marco Di Ruzza e tutto l’entourage della Ambasciata, dalla sindaca di Sarajevo Benjamina Kariće e dalla vicesindaca di Arezzo Lucia Tanti. Pochi giorni prima della partenza presso il cinema Eden di Arezzo si è tenuta la proiezione del film Bosnia Express del regista Massimo D’orzi. Alcuni sbandieratori hanno partecipato alla visione del film ed è nata una piacevole discussione sul paese nei quali avrebbero sbandierato. L’occasione ha anche permesso all’Associazione di stringere un’amicizia con Gala Ivkovic, presentatrice dell’evento presso il cinema Eden, bosniaca di nascita e legata alla città di Arezzo dal suo importante impegno presso l’Associazione Rondine Cittadella della Pace. Gli abbiamo chiesto di raccontarci il suo paese con i suoi occhi e lei si è fatta trovare prontissima. (Lorenzo Diozzi)

L’unico paese del mondo che ha tre presidenti: un croato, un bosgnacco e un serbo. Ci sono tre lingue ufficiali: croato, serbo e bosniaco e tre etnie: serbi, croati e bosgnacchi. Un paese complesso ma anche multiculturale, multireligioso e ricco di risorse naturali come acqua, foreste e montagne e con un alto livello di sviluppo nel campo del turismo e delle imprese private, legate alla tecnologia e alla produzione di beni e cibo. La splendida Bosnia ed Erzegovina è particolarmente intrigante per la sua atmosfera che unisce Oriente e Occidente, nata da storia e storie ottomane e austro-ungariche filtrate attraverso una tradizione slava meridionale. Molti associano ancora il paese alla straziante guerra civile degli anni ’90 e le cicatrici di quel periodo sono fin troppo visibili. Ma è probabile che i visitatori di oggi ricorderanno il paese per il suo calore umano, profondo e senza pretese, per le sue bellissime montagne, per le numerose rovine di castelli medievali, per i fiumi navigabili, per le imponenti cascate e lo sci a basso costo.

Prima di parlare della situazione attuale del Paese, facciamo un breve ripasso della storia.

La bandiera di Arezzo nel cielo di Sarajevo

I resti di numerosi castelli fortificati sulle colline della Bosnia ed Erzegovina sono attribuiti agli Illiri, il più antico gruppo etnico conosciuto che abitava in queste regioni. Alla fine dell’antica era, le risorse naturali della terra bosniaca attirarono i romani, i quali incontrarono una lunga resistenza degli Illiri ma alla fine le regioni furono annesse al mondo romano. La Bosnia medievale non era confessionalmente unificata. C’era una chiesa bosniaca guidata da Didone, ma cattolicesimo e ortodossia coesistevano allo stesso tempo, anche se le accuse dell’eresia di Bogomili giustificarono anche numerosi attacchi, rapine e devastazioni. Le espressioni estetiche e artistiche di quella società bosniaca medievale, reciprocamente tollerante, possono essere ritrovate in un piccolo numero di manoscritti e testi miniati ancora conservati, ma si riflettono maggiormente nelle stećci, lapidi medievali che in 70.000 esemplari si trovano in tutto il paese. A metà del XV secolo il potere ottomano penetra nel territorio della Bosnia ed Erzegovina rimanendoci per 400 anni. Nel 1878 il governo austro-ungarico sostituisce quello ottomano. Con l’assassinio di Sarajevo nel 1914, inizia la Prima Guerra Mondiale, con il periodo del Regno di Jugoslavia, e poi la Seconda Guerra Mondiale. Tali accadimenti sono stati testimoni di acuti contrasti sociali ed economici. Dopo la guerra civile e regionale del 92’, furono creati gli accordi di Dayton che hanno mantenuto la divisione artificiale della Bosnia ed Erzegovina in due parti, sulla base di una serie di precedenti proposte diplomatiche completamente infondate. Nella creazione di quella divisione in due parti, la Costituzione di Dayton trasferì la maggior parte degli elementi chiave delle competenze di governo, indebolendo lo stato della Bosnia ed Erzegovina e, insieme alla creazione di una federazione croato bosniaca a struttura cantonale, tali scelte portarono ad un risultato ingiusto con uno stato bosniaco debole e disfunzionale. A poco a poco, però, ci sono state alcune decisioni capaci di mettere in discussione la situazione segnata dallo status quo post bellum. Nel 1997, il Consiglio internazionale per l’attuazione della pace ha trasferito i poteri di Bonn all’Alto rappresentante, consentendogli di rimuovere funzionari e imporre leggi. Nel 2003, Paddy Ashdown ha abolito il Consiglio supremo di difesa della Republika Srpska e alla fine di quell’anno è stato deciso che la Bosnia ed Erzegovina avrebbe avuto un ministero della Difesa per l’intero paese e un’unica amministrazione doganale.  La più importante di tutte per le sue implicazioni fondamentali è stata la decisione della Corte costituzionale presa nel 2000, con la quale i popoli della Bosnia ed Erzegovina avrebbero dovuto avere lo status di popoli costituenti in entrambe le entità. Tale decisione ha annullato uno dei principi essenziali della Costituzione di Dayton con la ratifica legale della pulizia etnica. Tuttavia, sebbene questi eventi abbiano in qualche modo contribuito al processo di riunificazione della Bosnia ed Erzegovina, oggi alcuni potenti fattori stanno ancora frenando ed impedendo quel processo.

Ancora oggi, infatti, a livello di istruzione, le scuole elementari e superiori in tutto il Paese sono divise a seconda della lingua parlata e quindi gli studenti croati studiano in modo separato, cosi come i serbi e i bosgnacci, con un fenomeno denominato “due scuole sotto l’unico tetto”. Inoltre, i media continuano a impedire uno sguardo obiettivo della narrazione attuale politica e dei partiti politici che dominano le scelte nazionali.

La delegazione aretina ospite dell’Ambasciata Italiana a Sarajevo

Per risolvere la divisione etnica bisogna lavorare sulla coesione sociale. Attualmente nel Paese vivono molti giovani e l’età media è di 30 anni. Putnam usa il termine “capitale sociale” per descrivere un particolare tipo di coesione, definendo i legami tra gli individui come “legami sociali e le norme di reciprocità e fiducia che ne derivano”. Collega poi il capitale sociale con la “virtù civica”, cioè la volontà di agire al servizio del bene pubblico. Maggiore è la presenza del capitale sociale, maggiore è la coesione sociale e la partecipazione civica e le pratiche democratiche più efficaci. Negli ultimi anni sono stati creati vari progetti e iniziative per rendere la coesione più efficace, partendo dai festival culturali, artistici e musicali. L’istruzione pubblica e privata ha reso questo processo ancora più dinamico.  La maggioranza dei giovani ha votato alle ultime elezioni generali (tenute quattro anni fa) e il 78% di loro prevede di farlo anche nelle prossime elezioni, il che significa che la generazione attuale sta superando la divisione passata ed è sempre più propensa verso lo sviluppo unico comune.  L’obbiettivo deve essere quello di implementare le riforme per enfatizzare lo sviluppo delle competenze e dell’istruzione, in questo modo i giovani potranno sviluppare le proprie capacità. Tale politica contribuirà indirettamente all’aumento capitale sociale. Nel frattempo, è necessario percepire la combinazione di Est e Evest e conoscere la cultura diversificata e l’affascinante storia della Bosnia ed Erzegovina. Passeggiare lungo il sentiero dell’ultima foresta vergine, scendere nel canyon più profondo d’Europa e godersi la bellezza dei parchi naturali incontaminati, dei fiumi dai toni smeraldo e delle cascate più belle del mondo.

da “L’Alfiere” – n. IV – 2022, pagg. 10-11

Gala Ivkovic