L’Associazione Sbandieratori di Arezzo, nel promuovere il nome, la storia e le tradizioni della propria città, si è spesso ritrovata ospite di paesi e culture vicine e lontane. Queste occasioni sono state per i partecipanti alle trasferte l’occasione per vivere ed ammirare alcune delle più belle città, piazze e monumenti in Italia, in Europa e negli altri continenti. In fortunati casi, le nostre esibizioni sono state anche realizzate all’ombra di beni che fanno parte del Patrimonio Mondiale UNESCO.

Iniziamo facendo un po’ di ordine. L’UNESCO è l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura, istituita nel 1946 con la consapevolezza che tali valori sono a fondamento delle cooperazioni internazionali e della pace. Nel 1972 tale Organizzazione ha adottato la Convenzione sulla Protezione del Patrimonio Mondiale culturale e naturale, dando vita alla Lista del Patrimonio Mondiale, nella quale vengono ancora oggi inseriti i beni identificati come patrimonio culturale (opere suddivise in monumenti, agglomerati o siti), patrimonio naturale e, dal 1992, anche paesaggio culturale (creazioni congiunte dell’uomo e della natura). I beni inseriti nella lista vengono riconosciuti come appartenenti a tutte le popolazioni del mondo e devono rispondere a particolari caratteristiche universali di creatività, importanza culturale o eccezionale bellezza naturale. Al momento della scrittura dell’articolo sono stati riconosciuti 1199 siti (933 siti culturali, 227 naturali e 39 misti), presenti in 168 Paesi del mondo. Inoltre, l’Organizzazione nel 2003 ha adottato anche la Convenzione per la Salvaguardia del Patrimonio culturale immateriale per l’identificazione, la protezione e la promozione di quei beni che, seppur immateriali, fanno parte della cultura di un luogo e vengono tramandati nel tempo. Ad oggi i beni immateriali riconosciuti nel nostro paese sono 16 e alcuni esempi sono l’Opera dei Pupi siciliani, l’Alpinismo, l’Arte del pizzaiuolo napoletano, la Dieta mediterranea.

Il sito di Palmira in Siria

Introdotto l’UNESCO e il suo lavoro di identificazione, a questo punto dell’articolo devo già far emergere un po’ di sana appartenenza regionale. Prima affermando con orgoglio che con i suoi 59 siti (ai quali aggiungere i 16 beni immateriali) l’Italia detiene il maggior numero di beni inclusi nella lista dei Patrimoni. Il primo riconoscimento per l’Italia è avvenuto nel 1979 con l’Arte Rupestre della Valcamonica; mentre l’ultimo del 2023 è rappresentato dal bene naturalistico del Carsismo nelle Evaporiti e dalle Grotte dell’Appennino Settentrionale. In secondo luogo, segnalando, non senza un dispiacere campanilistico, che la regione con più Patrimoni Mondiali non è la Toscana ma la Lombardia. Altro colpo durissimo al campanilismo, questa volta aretino, arriva adesso, andando ad elencare i sette beni riconosciuti dall’UNESCO in Toscana, senza che nemmeno uno sia sito nella Provincia di Arezzo. Nel 1982 la Toscana compare nella Lista del Patrimonio Mondiale con l’intero centro storico di Firenze, nel 1987 viene inserita Piazza del Duomo a Pisa, uno dei luoghi più iconici di tutta la penisola, nel 1990 il centro Storico di San Gimignano, nel 1995 il centro storico di Siena, nel 1996 il centro storico di Pienza, nel 2004 il paesaggio della Val d’Orcia ed infine nel 2013 le Ville e giardini medicei in Toscana che ricomprendono ben 14 siti: Villa di Careggi, Villa di Castello, Villa di Poggio Imperiale e Villa La Petraia a Firenze, Giardino di Boboli a Firenze e Giardino di Pratolino a Vaglia, Villa medicea di Fiesole, Villa di Cafaggiolo a Barberino di Mugello, Villa di Poggio a Caiano, e ancora la Villa del Trebbio a Scarperia e San Piero, Villa di Cerreto Guidi, Palazzo di Seravezza, Villa La Magia a Quarrata e Villa di Artimino a Carmignano.

Eventualmente, se proprio vogliamo in qualche modo salvarci, nella provincia di Arezzo possiamo identificare alcune realtà legate ai beni immateriali dell’UNESCO riconducibili alla Transumanza, alla Falconeria e alla Cerca e cavatura del tartufo, seppure non espressamente legati dall’Organizzazione al nostro territorio.

Leggendo questa lista si nota come l’ultimo riconoscimento di beni toscani risalga al 2013. In questi anni sono state numerosissime le città toscane che si sono organizzate e proposte come primizia nel panorama naturalistico, culturale e turistico e numerosissimi sono stati i monumenti riscoperti, le strade valorizzate e le zone naturali proposte come metà di un turismo sostenibile, diffuso e saggiamente lento. Dalle righe della Rivista L’Alfiere dell’Associazione Sbandieratori di Arezzo, ci si augura di tornare ad un impegno, anche burocratico, utile ad ottenere la valorizzazione del nostro patrimonio e della nostra cultura, anche attraverso la Lista dell’UNESCO. Personalmente propongo il riconoscimento del Campanilismo toscano e, perché no, un riconoscimento legato alla città di Arezzo, alla Giostra del Saracino e agli Sbandieratori.

Tra l’altro, sono numerose le occasioni nelle quali le bandiere, le musiche e i simboli di Arezzo sono stati presenti al cospetto di beni facenti parte del Patrimonio Mondiale, ricalcando e promuovendo la cultura, la cooperazione e il pacifico incontro internazionale, nel pieno dello spirito dell’Organizzazione.

Il Cristo Redentor di Rio de Janeiro

Si chiede un po’ di pazienza al lettore nel leggere adesso alcune esibizioni degli Sbandieratori di Arezzo nei luoghi riconosciuti dall’UNESCO. Può sembrare una sterile lista, ma rappresenta un ottimo modo per invitare le nuove generazioni ad impugnare la bandiera, per riconoscere un impegno costante dell’Associazione nel portare la propria tradizione nel mondo, per raccogliere in un utile archivio alcune nostre trasferte e per permettere a chi era presente di ripercorrere con la memoria dei bellissimi ricordi. Breve nota metodologica: la lista è stata ricontrollata basandosi su un’ampia raccolta di trasferte, ma potrebbe non essere totalmente esaustiva. Dunque, nello specifico, l’Associazione Sbandieratori di Arezzo, in tutti i sei decenni della propria attività, ha dato modo ai propri ragazzi di visitare i seguenti Patrimoni Mondiali: le aree storiche di Istanbul, il Sito di Palmira in Siria, il centro storico di Vienna, la Grand Place di Bruxelles, Città del Vaticano, il centro storico di San Pietroburgo, la Piazza Rossa di Mosca, i monumenti di Gerusalemme, i monumenti del centro di Parigi, di Avignone, di Nizza, di Nimes, i monumenti di Würzburg in Baviera, i quartieri di Amburgo, le città di Atene e Salonicco, le città di Cracovia e Oświęcim in Polonia, i monumenti di Madrid, Barcellona, Valencia e Saragozza, la città di Budapest, la città La Valletta a Malta, la città di Ragusa in Croazia, i canali di Amsterdam, la città di Lisbona, il centro storico di San Marino, i monumenti di New York e i paesaggi di Rio de Janeiro. In Italia, invece, la lista si allunga molto con i monumenti di Assisi, Urbino, Roma, Padova, Verona, Ferrara, Genova, Venezia e Tivoli.

Dopo la caleidoscopica elencazione di luoghi si giunge ad una conclusione che sento condivisa tra tutti i componenti del gruppo. Per quanto le trasferte possano fare piacere e le città possano meravigliare, l’essenza dello sbandierare e dello stare insieme tra sbandieratori non risente solo e soltanto di questi fattori. All’interno del gruppo, infatti, le risate in amicizia, le sane prese in giro, lo scambio di idee e di consigli, sono sempre gli stessi, tanto all’ombra di un bene del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO, quanto in una piazzetta sconosciuta, in una sfilata meno emozionante, in palestra per gli allenamenti o tra i sedili dell’autobus durante i viaggi.

da “L’Alfiere” – n. IV – 2023, pagg. 12-13

Lorenzo Diozzi