Il significato della parola “alfiere” è noto. Scritto “L’Alfiere” con la lettera maiuscola e l’articolo indica questa rivista, in ambito militare indica la persona che porta le insegne, il vessillifero, ma può anche essere utilizzato per indicare la persona che promuove e sostiene un certo ideale e, non per ultimo, indica un pezzo degli scacchi.
Pur identificandosi nella stessa parola, l’alfiere militare e quello della scacchiera hanno due etimologie differenti.
Il primo entra nella lingua italiana dalla parola spagnola “alférez”, la quale a sua volta deriva dall’arabo “al-fāris” che storicamente indicava il cavaliere, con una sfumatura diversa dal significato italiano.
Il secondo alfiere entra (in diagonale) nella lingua italiana dalla parola araba, e più esattamente di origine persiana, “al-fīl” che significa elefante (“al” è l’articolo determinativo e “fil” è l’elefante), poiché in tempi e tradizioni lontane il pezzo degli scacchi, assimilabile oggi al moderno alfiere, era a forma di questo animale.
Negli scacchi moderni questo pezzo leggero viene invece rappresentato con il copricapo da vescovo e nei paesi anglofoni viene chiamato dai giocatori “Bishop” (vescovo).
Risparmiando facile ironia su sbandieratori elefanti e sbandieratori vescovi, gli alfieri della nostra Associazione sono molto affini con il primo significato, come portatori di insegne e promotori e sostenitori di ideali.
da “L’Alfiere” – n. IV – 2020, pag. 13