Doveva essere un’intervista ad un ex sbandieratore, come ne facciamo ormai da qualche tempo nel nostro giornalino, sentendo o parlando con chi, atleta, dirigente o semplice appassionato, abbia fatto parte, nel tempo della nostra Associazione. Invece con Marco De Prizio, incontrato una mattina di domenica presso la nostra sede, insieme con il Presidente Giovanni Bonacci, è venuta fuori una chiacchierata come fra vecchi amici sorseggiando un caffè.

Sono entrato nel Gruppo – esordisce Marco, il dottore come lo chiamiamo noi, perché dottore e medico lo è davvero e in che maniera – che avevo 15 anni, nel 1977 e ci sono rimasto ininterrottamente fino al 1989, anno in cui mi sono laureato e poi saltuariamente fino al 1991, lasciando poi definitivamente l’impegno attivo perché ormai il lavoro e la mia futura professione stavano prendendo il sopravvento e la mia vita aveva imboccato la sua strada.

C’è qualche trasferta o qualche momento, amico, episodio che ti ricordi particolarmente o che ti rimane più impresso nella mente?

I ricordi sono tutti belli e indimenticabili. Anche i ragazzi, gli sbandieratori che sono entrati nel Gruppo con il mio corso o in quegli anni, così come la mia prima trasferta, a Ponte Buriano nel 1978, poi piano piano sempre più lontano, a Tempio Pausania, Lione, i lunghi viaggi in aereo o in pullman in giro per il mondo. Di tutti e tutto è una memoria bellissima e che mi porto dentro sempre.

Come hai trovato il Gruppo, come vedi l’Associazione nel suo insieme, i cambiamenti se ci sono stati?

Bene, anzi direi molto bene. Vedo il Gruppo molto migliorato, sotto ogni aspetto, tecnico, organizzativo, strutturale. Sento anche un ambiente diverso, ritrovato direi, perché non mi dimenticherò mai, sia quando ho indossato nuovamente il costume, per la prima volta per il saggio degli ex nel 1999, ma poi anche più di recente, quando noi, sbandieratori di ieri, abbiamo avuto l’opportunità di riesibirci in Piazza per una Giostra del Saracino o quando abbiamo partecipato ad un evento, a Faenza, nel 2016, ad un incontro fra sbandieratori veterani un po’ da tutta Italia. E di questo il merito indubbiamente ai vari Consigli e Dirigenti che sono stati e che sono alla guida dell’Associazione negli ultimi anni. In fondo, una volta diventato sbandieratore, non smetti più di esserlo.

Al di là “dell’arte di maneggiar l’insegna”, come si legge da qualche parte nei nostri documenti storici, cioè oltre ad insegnarti a lanciare una bandiera in aria, cosa ti hanno dato, cosa ti hanno insegnato Marco, gli Sbandieratori?

Mi hanno permesso, ovviamente insieme agli altri fattori e situazioni che ognuno di noi porta nella sua crescita e nella sua vita, di essere quello che sono. Mi ricordo, per esempio, come dicevo prima, che sono entrato che avevo quindici anni e la mia mamma mi affidava ad uno di quelli più anziani, ogni lunedì e venerdì sera, per andare agli allenamenti. Mi ricordo i sacrifici, la fatica, le delusioni per una esibizione andata non bene o per un lancio sbagliato. Mi ricordo le arrabbiature e i richiami del Direttore Tecnico o dei suoi collaboratori fintanto che la figura non era perfetta. E mi ricordo anche i successi, l’entusiasmo, la goliardia tipica della gioventù ma anche le regole, la disciplina, il rispetto, i modi. La famosa scuola di vita.

E tutto questo me lo porto dietro e lo trasmetto anche nel mio lavoro, nella mia posizione e nel mio ruolo di responsabile della Chirurgia della ASL 8 di Arezzo perché anche il nostro lavoro, come per gli Sbandieratori, è un lavoro di squadra, di passione, dove è fondamentale guardare ai più anziani come e cosa fanno per trasmetterlo ed insegnarlo ai più giovani. È la memoria in fondo, l’esperienza, la storia, i valori, il lato umano che devono continuare e conservarsi. Le persone cambiano, le situazioni mutano, ma l’organizzazione e lo spirito devono rimanere inalterati. Ci sono nella vita i dissidi, gli screzi, le diversità di opinioni, ma il rispetto, il bene comune, la difesa della Associazione, come nel caso vostro – anzi nostro – devono rimanere la rotta e la direzione indelebili. E tutto questo mi pare stia accadendo agli Sbandieratori di Arezzo.

Il nostro incontro si conclude, anche se avremmo voluto, se tempo e spazio lo avessero permesso, continuare ancora la piacevolissima conversazione, ma ci salutiamo con l’impegno preso dal Dr. Marco De Prizio e il Presidente Giovanni Bonacci, di lavorare per organizzare un evento nei prossimi mesi, dove la bandiera e la medicina si incontrano o si sono incontrati nella storia dell’umanità – e di episodi ed esempi sono pieni i libri – del quale non vogliamo anticipare altro ma che promettiamo e garantiamo, ci sarà e che metterà al centro anche la nostra splendida Città.

da “L’Alfiere” – n. I – 2018, pagg. 8-9