Un importante studio condotto presso lo University College di Londra dice che l’uomo impiega circa due mesi per acquisire una nuova abitudine, per allenare il proprio corpo e la propria mente a trasformare un’azione in qualcosa di automatico. Perciò, rapportando questo studio alla vita di tutti i giorni, ovvero alla vita così come si presenta ai tempi dell’emergenza sanitaria, possiamo senza dubbio affermare che riusciremo ad abituarci ad indossare per lungo tempo la mascherina protettiva e a cambiare le nostre sembianze per il bene di tutti, anche se questo significa assomigliare sempre più a orde di alieni che si muovono goffamente nel mondo. Anzi, considerato ciò che si vede già in giro, riusciremo a fare di meglio, a farle diventare un veicolo della moda o un mezzo di comunicazione pubblicitaria. Riusciremo ad applicare regole, anche semplici, non solo per preservare la nostra salute, ma per non ledere, soprattutto, quella degli altri, di coloro che purtroppo sono più fragili di noi. Basta così poco! C’è una cosa però alla quale, sia benedetto il cielo, non riusciremo mai e poi mai ad abituarci: alla bellezza. Non c’è routine sentimentale di fronte alla bellezza e all’emozione che suscita ogni qual volta inciampa nella nostra strada. Quando vagheremo come “soldati mascherati” fra le vie dell’Italia e, più in piccolo, fra i paesaggi del nostro territorio aretino, non ci sarà abitudine che tenga di fronte alle meraviglie della tradizione, della storia e dell’arte che ci circondano e che questo vagare possa essere pieno di riflessione, perché sfido chiunque a risalire le pendici del Pratomagno e a non soffermarsi sul mistero bellissimo della vita, lassù dove le vallate si uniscono in un solo respiro. La bellezza ci sorprende sempre, ci fa riflettere ed ora ci chiede di proseguire all’esterno quel cammino che, sotto sotto, ognuno di noi ha iniziato in periodo di quarantena, per alcuni, l’avventura più importante della propria vita. Così, mentre mi trovo a scrivere queste parole non mi stupisco se il mio sguardo rivolto alla libreria di casa cade su un libro di Walter Bonatti, alpinista ed esploratore del mondo e, per me, assoluto maestro di vita, lui che qualche anno fa scrisse: “Il mondo geografico è, probabilmente, ormai tutto esplorato, ma l’universo infinito che ci portiamo dentro non riusciremo mai a percorrerlo completamente. È questa la grande avventura di ogni uomo.” Ecco allora che possiamo tornare a vivere e a visitare la nostra cara terra d’Arezzo e scoprirla come fosse la prima volta, perché nuovi sono gli occhi con i quali abbiamo imparato a guardare anche dentro di noi.