In questo numero, vi proponiamo con grande piacere l’intervista ad uno dei personaggi più rappresentativi degli Sbandieratori. Entrato nel 1971, è stato membro del primo Consiglio Direttivo composto anche da sbandieratori attivi. Sergio Cassai da oltre cinquant’anni è senza dubbio una delle colonne portanti della nostra Associazione.

Come e quando è iniziata la tua esperienza di sbandieratore?

È iniziata a fine 1971, su indicazione del mio compagno di scuola Alfredo Calvani, che faceva parte del Gruppo. Il primo allenamento al quale partecipai fu il 13 Dicembre 1971, che ricollego ad altri ricordi di quel periodo.

Di quella “leva di Sbandieratori” facevano parte, fra gli altri, Massimo Bruschi, Paolo Peruzzi, Leandro (Nunzio) Rimmaudo, Franco Romagnolo.

Avrai fatto moltissime trasferte in Italia e all’estero: quali sono state le più importanti e quale ti ricordi in modo particolare?

A tutte sono affezionato, perché a ciascuna è legato un ricordo particolare. Ovviamente qualcuna si differenzia dalle altre per il prestigio e l’importanza che la manifestazione rappresentava in quel particolare momento. Fra queste ricordo la partecipazione al Campionato di calcio in Argentina nel 1978, le varie sbandierate in Inghilterra, per la Regina Elisabetta II, l’allora Principe Carlo e la Duchessa di Kent. Non posso dimenticare la tournée in Giappone con il saluto al figlio dell’Imperatore, oltre alle altre in Francia, Belgio, Germania (Mondiali 1974), Malta.

Sergio Cassai durante una Giostra del Saracino degli anni ’70

Non certo meno prestigiosa è stata la “sbandierata” nel salotto di Piazza S. Marco a Venezia, in occasione della Regata storica; ma certo, l’emozione che ti prende all’entrata in “Piazza” per il nostro Saracino rimane forse la più sentita.

Recentemente hai ricevuto una targa di riconoscimento per i tuoi 50 anni di appartenenza alla Associazione: che sensazione o emozione è stata per te?

Come ebbi a dire in quell’occasione, quello fu un premio al tempo che è passato, sicuramente alla mia diligenza “da Ragioniere” a pagare le quote annuali, per dare continuità all’appartenenza. Io sono grato al Gruppo per quello che ho avuto e per le emozioni che mi restano.

Tanti come me, nel Gruppo, il primo “volo” l’hanno fatto con gli Sbandieratori ed anche di questo sono riconoscente.

Hai cessato la tua “partecipazione attiva” da alcuni anni ma hai continuato a rimanere socio e ha frequentare la vita del Gruppo e restare legato agli Sbandieratori. Cosa è “una voglia di non lasciare comunque mai”?

Credo che a questa domanda si possa rispondere facendo un’appendice alla risposta precedente: il senso di gratitudine e l’affetto dimostratomi da tanti “ragazzi” che fanno parte del Gruppo attuale, qualcuno in giro con il “lucco”. Ho fatto, con piacere ovviamente, anche “il Consulente” negli anni passati per le pratiche fiscali e contabili.

In tutti i tuoi anni di permanenza hai attraversato e vissuto le varie vicissitudini che il Gruppo ha avuto: cambi dirigenziali, Direttori Tecnici, momenti belli e momenti meno belli, persone che vanno e che vengono: come trovi oggi l’Associazione e cosa vedi di diverso?

In qualche occasione, parlando con persone che hanno fatto parte del Gruppo in passato, ho sempre sottolineato che ritengo, nel complesso, i “Ragazzi” di oggi migliori di noi. Nel senso che ci vedo una maggiore voglia di “dare”, specialmente nella gestione della “sede” e dei rapporti fra i componenti del “Gruppo”.

Forse, avendo vissuto vari periodi, vedo attualmente una maggior distribuzione di responsabilità, ripartita fra più persone.

Noi, forse, rappresentando il periodo “sessantottino”, ci battemmo per l’inserimento di rappresentanti del “Gruppo attivo” nella compagine del Consiglio, all’epoca composta solo da membri esterni.

Io mi fregio di aver fatto parte del primo Consiglio con Sbandieratori attivi che ha dato il là all’attuale situazione, quasi capovolta, di maggioranza di “Attivi”, compreso alcuni amici…quasi imbalsamati (!) che riescono a nascondere perfettamente il trascorrere del tempo.

da “L’Alfiere” – n. II – 2023, pagg. 14-15

Sergio Rossi