A soli quindici minuti da Piazza Grande è possibile visitare Rondine Cittadella della Pace, un luogo nel quale è possibile incontrare tutto il mondo e un luogo che è presente in tutto il mondo. L’organizzazione s’impegna per la riduzione dei conflitti armati nel mondo e la diffusione della propria metodologia per la trasformazione creativa del conflitto in ogni contesto. Le nobili finalità non rimangono solo belle parole ma si declinano in progetti concreti come lo Studentato Internazionale – World House, che accoglie giovani provenienti da Paesi teatro di conflitti armati o post-conflitti e li aiuta a scoprire la persona nel proprio nemico, attraverso il lavoro difficile e sorprendente della convivenza quotidiana. Recentemente hanno avviato anche importanti progetti con le scuole superiori attivando le sezioni Rondine presso il Liceo Vittoria Colonna e I.I.S. Liceo Francesco Redi di Arezzo, il Liceo Classico e Musicale Francesco Petrarca, l’I.S.I.S. “Valdarno”, il Liceo “Giovanni da San Giovanni” e numerosissime altre scuole in Toscana e in tutta Italia. Ho avuto la fortuna di partecipare ad alcune attività estive di Rondine alcuni anni fa e con L’Alfiere ho raggiunto per un’intervista il Presidente e Fondatore Franco Vaccari, grazie anche a Gala Ivkovic che ha scritto del suo paese per la nostra rivista ed Elena Girolimoni che ha permesso il contatto. Abbiamo parlato di temi che sono cari ad entrambi quali la necessità di pensare e diffondere messaggi di incontro, la bellezza di lavorare con i giovani e l’importanza della coesistenza dei simboli, tanto nei costumi storici degli sbandieratori quanto nei loro progetti.

Appena si arriva a Rondine il primo luogo che si incontra è colorato da una grande distesa di bandiere. Qual è il significato di tenere tanti simboli al vento in un luogo solo?

Ogni studente che arriva a Rondine porta la sua bandiera e la issa con una cerimonia. Noi accogliendo questi ragazzi e queste bandiere abbracciamo la storia e la cultura di ognuno di loro.

Rondine Cittadella della Pace

Il secondo significato sta nel fatto che le bandiere che nel mondo appartengono a popoli diversi, anche nemici, qui a Rondine convivono nello stesso posto come convivono le persone. Alcune di queste bandiere altrove spesso vengono bruciate nelle piazze, qui convivono in un unico luogo accanto a bandiere diverse. Non un mero simbolo estetico ma il simbolo di una cultura di pace.

Bellissima riflessione, tra l’altro quello delle bandiere è un argomento che ci tocca da vicino. Altro argomento che rappresenta un punto di contatto tra la realtà di Rondine e l’Associazione Sbandieratori di Arezzo è l’importanza di parlare e portare messaggi con una vocazione internazionale.

Il nostro messaggio si basa sul fatto che le differenze che ci sono tra le persone e tra le culture aprono dei conflitti che per noi non sono negativi. Questi conflitti, se saputi educare ed orientare, diventano positivi, diventano bellezza, diventano ricchezza. Quindi c’è tanta analogia con gli Sbandieratori che portano tutte bandiere diverse ma fanno una bellissima emozione. Anche i nostri giovani tutti insieme, con le loro bandiere, fanno festa. Si può coabitare e si può coesistere, anche se siamo differenti. Insieme si può fare festa e si può mangiare, si può giocare, si può studiare. Non è detto che le differenze portino ad una contrapposizione.

Mi piace molto sentir parlare di giovani. Qual è l’importanza di parlare ed integrare nel progetto i ragazzi giovani? So che alcune scuole superiori hanno attivato da quest’anno nella propria offerta formativa l’indirizzo scolastico “Rondine”.

I giovani non sono ancora del tutto rovinati dagli adulti. Abbiamo aperto nelle scuole di tutta Italia le sezioni “Rondine” e stiamo incontrando numerose delegazioni di scuole. Cade bene la domanda perché mi hanno anche chiesto di aprire le sezioni nelle scuole elementari dicendomi che “cittadini si diventa all’età di sei anni”. Ho risposto positivamente, più si va indietro con l’età, ripeto l’adagio un po’ ironico, e meno i ragazzi sono rovinati dal mondo degli adulti. Da bambini si litiga ma non ci si fa male e poi si gioca insieme. Invece l’adulto ha inserito la non accettazione dell’altro che diventa nell’esito ultimo della guerra la cancellazione dell’altro. Scommettiamo sui giovani perché sono la speranza.

Sono curioso adesso. Cosa s’impara a scuola nelle sezioni “Rondine”?

La scuola ha questo compito: educare a diventare cittadini; insegnare chimica, latino, greco, storia, letteratura e tutte le altre materie perché servano a diventare persone e cittadini che stanno in piedi in questo mondo complesso e conflittuale. Le sezioni “Rondine” mettono e rimettono al cuore della scuola la relazione con l’insegnante e con tutti i propri pari. Lì dentro si impara a costruirci come cittadini. Quando siamo andati a presentare questo progetto uno studente alla fine dell’incontro ha commentato “questa è la scuola come dovrebbe essere”. Aveva colto il messaggio e mi sembra proprio una bellissima descrizione: la scuola come dovrebbe essere.

Da aretino sono molto contento del legame che è nato tra Rondine le scuole della città. Quali sono invece i collegamenti tra Rondine e la Giostra del Saracino? Cosa possiamo fare per provare a promuovere una condivisione dei vostri messaggi?

Ah…ma oggi mi hai alzato una palla, non ci avevo mai pensato. Prima dell’inizio della Giostra ci sono numerosi riti, cerimonie e dediche. Perché accanto agli sbandieratori non prendere i ragazzi del nostro studentato con le loro bandiere? Voi siete bravissimi, siete maestri di coreografie, basta un momento perché questi coraggiosi ragazzi, nei cui paesi c’è la guerra, qui possano, nel cuore di Arezzo, far capire che l’esito ultimo dell’umanità è fare festa, è fare Giostra insieme. Le bandiere degli sbandieratori e quelle dei ragazzi, sarebbe bellissimo. Rondine è amata dagli aretini, è aretina, parla aretino e spesso anche i nostri ragazzi imparano l’italiano con un accento aretinaccio. Poi chi sa…io vedo che le cose nascono quando ci si parla.

da “L’Alfiere” – n. III – 2022, pagg. 4-5

Lorenzo Diozzi