In occasione degli 80 anni di Luigi Salvadori, proponiamo un’intervista rilasciata da quest’ultimo qualche anno fa. Intervista emozionante, a tratti commovente, ad uno dei personaggi più importanti ed influenti del nostro sodalizio. La riproponiamo, formulando al Gigi, da parte dell’intero corpo sociale, i nostri più sinceri auguri di buon compleanno.

Gigi, quando hai iniziato la tua esperienza negli Sbandieratori?

Sono entrato nel gruppo nell’inverno del 1962.

Perché hai deciso di diventare Sbandieratore?

Mi trovavo in Palestra a San Lorentino e mi stavo allenando per i campionati italiani di ginnastica, quando il Professor Dini mi chiese se volevo entrare nel Gruppo Sbandieratori, dato che aveva intenzione di realizzare un numero acrobatico. Decisi così di entrare nel Gruppo ed iniziai sin da subito, insieme ad Andrea Imparati, a ideare la Schermaglia.

E da quel lontano 1962 ad oggi sei sempre rimasto nell’Associazione?

Si, nonostante ad una certa età sia stato costretto a smettere l’attività da acrobata, sono sempre rimasto all’interno dell’Associazione.

La Schermaglia è il simbolo del Gruppo. Quando è stata fatta la prima volta?

La prima vera Schermaglia l’abbiamo fatta a Copenaghen, in Danimarca, nel 1963.

La prima schermaglia a Copenaghen. L’ultima?

L’ultima nel 2010, in occasione del Cinquantennale. Ovviamente senza salto mortale. Anche se ancora ero in grado, non mi azzardai a farlo.

È stata l’ultima tua apparizione in costume?

No, nel 2013 io e Andrea abbiamo celebrato, sempre in Piazza Grande, i 50 anni della “Schermaglia” con una cerimonia che ha previsto il passaggio delle nostre bandiere ai giovani alfieri. Non ho fatto niente di eccezionale, ho solo passato la bandiera al giovane allievo.

Gigi, dall’alto della tua esperienza, qual è la più grande emozione che hai provato?

Entrare in Piazza Grande per il Saracino è sempre un’emozione indescrivibile. Sarà forse per la paura di sbagliare, per la paura di fare un “volo” in terra, ma sicuramente sbandierare di fronte alla tua città è sempre un’emozione unica.

da “L’Alfiere” – n. I – 2016, pag.5