Chi non conosce l’immagine del Gruppo Sbandieratori di Arezzo?! I nostri alfieri fotografati mentre si esibiscono nelle piazze più belle dei cinque continenti, da Parigi a New York, da Beirut a Johannesburg, spingendoci poi fino a Melbourne.

Inutile ripetere quale impegno richieda il raggiungimento di tali risultati… si sa! 80 ragazzi di estrazione sociale variegata: dal professore di storia (che ci tiene informati sugli Unni e gli Ittiti), all’artigiano (che mobilita i ragazzi per ristrutturare la sede ogni tre giorni) o al commerciante orafo (esperto di SPAGNUOLO), per non parlare poi dell’alto ufficiale (disarmato perché obiettore di coscienza). Fasce di età che vanno dai 14 anni dei più giovani ai 70 di Edo, il “Re del capèllo”, (Edo lo sai che ti voglio bene eh!); tutte persone che dopo una dura giornata di lavoro o di studio trovano la voglia e lo spirito, togliendo del tempo alle proprie famiglie, per andare ad impegnarsi per il gruppo. Tenete presente che anche chi non ha più l’età per fare trasferte, continua a dare un contributo al gruppo come socio, come consigliere, oppure più semplicemente aiutando i più giovani nelle più svariate iniziative, che vanno dalle cene, alla pubblicazione di un giornale, alla partecipazione a feste più o meno impegnative come fu il Medioevo Aretino o recentemente Arezzo Back in Time.

Quindi la domanda può sorgere spontanea: “ma chi ve lo fa fare?”

Chi ve lo fa fare di affrontare viaggi snervanti in pullman, oppure in aereo, per andare a stamburellare (nel mio caso) in altre città o paesi? Oggi un viaggio è alla portata di tutti, senza troppo impegno o stress!

Deve esserci altro! Entrare negli Sbandieratori ha un significato che va ben oltre l’indossare un costume medievale e sfilare.

Quando un giovane entra nel gruppo, può sembrare crudele, ma viene messo alla prova sistematicamente, con battute provocatorie, domande che possono sembrare imbarazzanti per un adolescente, qualche scherzetto ben fatto.

Un esempio: al ritorno dall’ultima trasferta in Oman, durante lo scalo ad Abu Dhabi, ci siamo appisolati tutti in sala di attesa e, al momento di ripartire, il Soldani – detto “il Ciaccia” per la sua curiosità ossessiva – non si era svegliato ed è bastato uno sguardo fra tutti noi per capire che era il momento di agire: ci siamo allontanati di pochi metri e ci siamo nascosti…vedere la sua reazione nel trovarsi solo al risveglio, in un aeroporto straniero, è stato esilarante ed istruttivo.

MA! (il ma è da leggere alla Chiericoni) tutto questo fa sì che loro possano abbassare tutte le proprie difese e, sempre seguiti da vicino dai diversamente giovani (noi più vecchiotti), semplicemente farsi conoscere a fondo.

Ed è allora che il gruppo li accoglie e li accetta con tutti i loro pregi e difetti, aiutandoli a crescere e migliorare.

A questo punto sono pronti per costruire amicizie che li terranno legati al gruppo per mooooolto tempo.

…Nella misura in cui conosci un amico, puoi scherzare, giocare, lavorare con lui, senza ferirlo o mancargli di rispetto…….

da “L’Alfiere” – n. I – 2017, pagg. 4-5