Esiste da sempre all’interno dell’Associazione un particolare legame tra la musica e le bandiere. Tale legame si manifesta in ogni esibizione e ogni allenamento ma, può anche capitare, che si declini in momenti sonori piuttosto inaspettati. Anche un orecchio meno attento sa che ritmo delle sfilate e dei movimenti degli sbandieratori è sostenuto dai tamburi, così come i lanci e gli ingressi nelle piazze sono coronati dalle trombe dei nostri musici. Ma c’è un’altra tipologia musica che deve essere ricordata ed è quella delle varie canzoni che accompagnano il gruppo durante i lunghi viaggi in autobus o durante i momenti di attesa prima di una esibizione. È infatti possibile individuare perfino una regola, quasi scientifica, secondo la quale se due o più sbandieratori sono riuniti in una stanza, lontani da occhi e orecchie indiscrete, questi si mettano a cantare, interrotti solo da qualche momento di risata. La regola trova poi applicazione praticamente certa se uno o più di questi sbandieratori si trovi anche ad essere dotato di chitarra, specialmente se tra le corde dello strumento ci sono le dita del Piero Pedone (sulle cui doti musicali abbiamo già scritto nel n. IV dell’Alfiere del 2017). Con un pizzico di orgoglio devo far notare che su alcune canzoni o stornelli abbiamo raggiunto livelli artisticamente apprezzabili di canto. Altra particolarità degli Sbandieratori sono quelle canzoni che nascono proprio durante le uscite e trasferte del gruppo, quando qualcuno cambiando le parole di brani famosi compone un riassunto del viaggio, arricchendolo di goliardiche prese in giro che non risparmiamo nessuno. È spesso capitato che alcune rime e alcuni canti siano divenuti veri e propri tormentoni di una trasferta e che i brani più fortunati, sopravvivendo al singolo viaggio, vengano poi intonati anche in eventi ed occasioni future. Nel corso dei più di sessant’anni di attività del Gruppo Sbandieratori di Arezzo si è verificato un fenomeno di stratificazione di quei canti e stornelli che nel tempo sono stati aggiunti al repertorio e sono stati tramandati dalle bocche degli sbandieratori con più esperienza a quelli appena entrati nel gruppo. Tra i vari brani del nostro repertorio si trovano, ovviamente, anche alcune canzoni del Maestro Riccardo Marasco, con il quale non condividiamo solo la passione per la musica ma anche quella della ricerca storica e della trasmissione musicale della tradizione. Meritano di essere ricordate (o meglio mi sono state raccontate) alcune occasioni nelle quali il Gruppo Sbandieratori ha portato le canzoni di Marasco letteralmente in giro per il mondo, come nel caso delle trasferte in Argentina (1978) e in Australia (2004), nelle quali è bastata una chitarra a dare il via ai canti.

Tutte le regioni d’Italia possono vantare una vasta cultura di canti, stornelli, cori e preghiere che mette insieme i costumi dotti con l’ironia popolare e le stesse regioni possono anche vantare illustri nomi di studiosi e artisti che abbiano raccolto e tenuto viva quest’anima locale. La Toscana, nondimeno, può vantare un artista come Riccardo Marasco che nella sua carriera ha saputo raccogliere ed amplificare questa cultura, formata da credenze, costumi e comportamenti che caratterizzano un popolo. Marasco è stato un finissimo osservatore ed ascoltatore degli artisti più noti della tradizione toscana come Odoardo Spadaro, Nando Vitali, Rino Benini e Silvano Nelli. Ma cosa più importante è stato prima di tutto un ascoltatore attento di quei canti e stornelli che le persone comuni intonano nella vita quotidiana. Fischiettando certe melodie o canticchiando alcune rime, magari inconsciamente, viene tenuta in vita una tradizione ritmica popolare che può avere radici anche antichissime. Certi brani spesso sono banalmente attribuiti ad “autori ignoti” quando non se ne riesce ad etichettare la provenienza, ignorando come invece l’autore sia più che noto, sia la nostra storia e siamo noi stessi. Ogni famiglia toscana utilizza particolari espressioni, canti e battiti di mani e addormenta da generazioni i propri cittini con le stesse ninne nanne e Marasco ha sempre avuto orecchie curiose e interessate per questa cultura musicale. Nell’assistere ai suoi concerti era frequente che tra una canzone e l’altra l’artista raccontasse la storia di come la fortuna gli avesse fatto per caso udire alcune donne cantare o pregare insieme o di come gli avesse fatto ascoltare cori e stornelli intonati nel lavoro o nell’ozio. Marasco, un po’ per deformazione professionale e un po’ per l’indubbio entusiasmo e la passione personale, non si lasciava sfuggire nessuna rima e nessun ritmo per accrescere ogni volta il suo bagaglio culturale e la propria scaletta musicale. A mia memoria le esibizioni dal vivo di Marasco confermano questa sua attitudine. Infatti, non era insolito poter assistere ai suoi concerti tanto all’interno di eleganti teatri, quanto in occasione di feste di paese tra piazze e balere. La carriera di Riccardo Marasco non è fatta solo di canzoni ma anche di spettacolo e sperimentazione, realizzati portando sul palco liriche, rime e serenate con un atteggiamento da genuino giullare. Pensandolo sul palco viene subito in mente l’immagine iconica di lui seduto e coperto da grandi e raffinati strumenti musicali, tra i quali emergeva sempre il suo sorridente volto. La tradizione di questi canti, rispecchiando la tradizione e l’animo toscana, è fatta necessariamente di rime goliardiche e satiriche che vedono noti personaggi fiorentini e toscani e altri personaggi stereotipati della nostra società affrontare situazioni assurde e divertenti. Ogni persona si rispecchia nelle canzoni di Marasco e ride proprio perché ride di sé nella maniera più goliardica e edificante. L’ampio lavoro di Marasco di raccolta, elaborazione e pubblicazione dei suoni della cultura toscana, pur iconica e intramontabile, riesce solo in parte ad arginare il rischio di dimenticare certe canzoni. La chitarra del Pedone e i nostri viaggi in autobus, in piccola parte, mantengono vivo un costume fatto anche di canti e stornelli. Questo è un risvolto simpatico della nostra attività ma non meno importante del nostro principale maggior scopo di perpetuare la tradizione portando i movimenti di bandiera e le canzoni storiche della città di Arezzo e della Giostra del Saracino nelle piazze di tutto il mondo.

da “L’Alfiere” – n. I – 2022, pagg. 14-15

Lorenzo Diozzi