“Gabri ciao! Te fai sempre parte degli sbandieratori vero?” Tutto è cominciato con questo semplicissimo messaggio Whatsapp del 4 gennaio, quando Paco Mengozzi ha spalancato il sipario dell’Ariston al gruppo. Eppure lo scambio di messaggi non aveva lasciato intendere cosa ci saremmo dovuti aspettare. Sembrava una semplice esibizione al teatro Petrarca e poi forse una trasferta a Sanremo. Quando poi si è capito che si trattava del Festival di Sanremo, l’entusiasmo è stato da subito il quinto compagno di viaggio che ci ha accompagnato per tutto il tempo di questa fantastica esperienza.

Numerosissime sono state da subito le date che avrebbero impegnato i quattro alfieri aretini e con tanti interrogativi ai quali dare una risposta.

Solo una cosa era categorica, ovvero la massima riservatezza, cosa non facile oggi giorno con i social che spingono a cercare la massima viabilità, ma come sempre siamo riusciti a distinguersi anche in questo.

La prima prova di regia è stato un fuori programma comunicato solo due giorni prima, quando per la prima volta ci è stata consegnata la canzone e una scaletta pensata dal cantante con i nostri tempi di entrata. Quindi è iniziato il nostro viaggio.

Caricate le bandiere e i tamburi siamo partiti alla conquista dell’Ariston. Cinque ore di tempo ad ascoltare il brano e cercare di memorizzare i tempi richiesti, e a farci milioni di domande tra le quali: che spazi abbiamo? Ci faranno lanciare? Ma veramente dobbiamo suonare i tamburi?

Ed eccoci sul palco dove per la prima volta abbiamo incontrato gli Zen Circus, che da subito si sono rivelati entusiasti della nostra presenza. Appena mezz’ora di tempo per provare una bozza di coreografia e via ripartiti subito per rientrare solo in tarda nottata. Mentre studiavano la coreografia da presentare al pubblico dell’Ariston ci siamo ritrovati nuovamente con gli Zen Circus, ma questa volta in un nuovo palco, con meno telecamere a guardare, ma altrettanto suggestivo, il nostro Teatro Petrarca, per le riprese del video musicale della canzone.

Finalmente ci vengono consegnati i costumi di scena che avevano creato non poca preoccupazione, tuta nera, passamontagna, casco e diciamoci la verità, eravamo cattivissimi e facevamo la nostra porca figura. Segregati all’interno del Petrarca per due giorni abbiamo consumato non so quante ore di “pellicola”, ripetendo all’infinito le stesse sequenze da varie angolazioni. Per far capire quanto lavoro c’è dietro, la troupe ha perso tre ore solo per adeguare le luci di scena non appena ha visto cosa eravamo in grado di fare, dicendoci che ci avrebbe resi “fighissimi”, il risultato lo potete giudicare da soli andando a guardare il video. Stare tutto questo tempo con gli Zen ci ha permesso di scambiare qualche parola con loro, conoscerli un po’ e godere di qualche momento di ilarità in loro compagnia. Ilarità scomparsa dalla faccia del Fara quando Karin, il batterista, gli ha comunicato che avrebbe dovuto suonare veramente sul palco dell’Ariston consegnandogli le battute da studiare.

In attesa di tornare per la prova di regia finale a Sanremo ci siamo trovati in palestra per una prova finale, accerchiati da tutti, che entusiasti e curiosi cercavano di carpire un’anteprima dello spettacolo.

Ed eccoci di nuovo a Sanremo, ma questa volta con i costumi e il materiale, pronti di far vedere la coreografia che avevamo studiato per esaltare i punti forti della canzone. Il risultato è stato eccellente, i complimenti si sono susseguiti uno dopo altro e il gruppo era entusiasta dei movimenti e del fruscio delle bandiere. Memori della sfacchinata della volta precedente la sera siamo rimasti a Sanremo, dove abbiamo potuto vivere un po’ del clima di festa che echeggiava nella movida della città dei fiori e godere del “benestare” offerto dell’hotel Sorriso.

Ed eccoci arrivati al giorno prima dell’aperura del 69° Festival della Canzone Italiana, la Città era invasa dalla gente che cercava di rubare anche solo una fugace foto con il loro cantante preferito. Noi con i nostri pass avevamo accesso ad ogni zona dell’Ariston e questo ci ha permesso di vedere le prove di molti cantanti in gara in attesa di effettuare la nostra ultima prova.

Finalmente ci siamo, emozionati e concentrati nella «red room», cambiati e con il cellulare che riproduceva il brano per fare prove su prove prima dell’ingresso davanti a tanti cantanti che ci guardavano con aria di chi pensa ‘ma che fanno questi?!’ e poi la chiamata ufficiale…gli Zen si preparino. L’emozione si fa veramente sentire! Quell’emozione che chi ha varcato Borgunto per la prima volta può capire: ma poi panico totale. Gli steward ci hanno accompagnato all’ingresso sbagliato; ci siamo ritrovati tutti dalla parte opposta rispetto alle prove ad aspettare una fantomatica direttrice di palco che non arrivava mai; mancano solo due canzoni: come siamo abituati, prendiamo il toro per le corna e facendo slalom tra security e organizzatori ci riposizioniamo come sapevamo. Appena in tempo perché veniamo annunciati, si abbassano le luci, inizia la canzone, le labbra si muovono come per voler accompagnare il cantante, il cuore sale in gola e le gambe che cominciano a muoversi come se sapessero da sole cosa fare e ci ritroviamo a incantare il pubblico dell’Ariston e le case degli italiani.

Com’è andata la performance? Non c’è bisogno di dirlo che l’avrete vista in diretta, sentivamo forte la vostra presenza, su quel palco c’eravate anche voi con noi, con il vostro supporto e i vostri incoraggiamenti e di questo siamo grati di far parte di questa splendida città e di questo magnifico gruppo.

Ci ritroviamo abbracciati nella «red room» a prenderci i complimenti di tutte quelle persone che fino a poco prima si chiedevano cosa ci facevamo, ma poco ci interessava, volevamo vedere gli Zen e gioire con loro. Finita a questo punto la condizione di riservatezza possiamo dare libero sfogo ai social per cercare di raccontare un’emozione che però non si può descrivere e per condividere questa fantastica esperienza con ognuno di voi.

Tornati in nottata a casa c’è chi ha scaricato come poteva la tensione accumulata e i giorni seguenti la sensazione era sempre più forte, consapevoli dell’occasione che ci era stata donata.

Un rammarico? Quello di non essere rimasti lì a festeggiare con gli Zen, cosa che però non ci siamo fatti sfuggire la seconda volta per la finale, con la fantastica festa organizzata dallo staff del “Mengo Music Fest” dove le ore sono trascorse come fossero minuti. A questo punto non ci resta che ringraziare. Cominciamo con gli Zen Circus che con la loro idea ci ha permesso di essere invitati. A Marco Gallorini e Andrea Marmorini della Woodworm Label che per soddisfare le richieste degli Zen ha pensato a noi. A Paco Mengozzi per averci accompagnato e supportato tutto il tempo e alle tutte le persone dello staff che da dietro le quinte hanno permesso che fosse tutto perfetto.

Un ultimo grande grazie va a tutto il gruppo per la vicinanza, a Giovanni per il supporto logistico a distanza, ma soprattutto a Steno per averci dato questa possibilità. Certi che questi giorni e le emozioni vissute rimarranno indelebili nei nostri ricordi, un saluto dai Sanremesi Alessio Dionigi, Daniele Serboli, Gabriele Rossi e Pier Alberto Faralli.

da “L’Alfiere” – n. I – 2019, pagg. 12-13