Salvador Dalí intitolò un suo famoso quadro “Sogno causato dal volo di un’ape intorno a una melagrana un attimo prima del risveglio”. Nel libro Una Giostra…Fantastica! il protagonista Lorenzo sogna, invece, di essere una mosca in volo attraverso lo spazio, ma anche attraverso il tempo, ritrovandosi a vivere una grande avventura in un’Arezzo agli inizi del ‘300 e proprio nel momento della Giostra del Saracino. Nel libro la fantasia si unisce alla storia vera, citando luoghi aretini storicamente rilevanti e personaggi storici davvero esistiti, nel raccontare di dame promesse in sposa, misteri da risolvere e dinamiche di quartiere. Con i disegni di Valentina Fornasari, il libro è stato scritto da Agnese Nocenti e Fabiana Peruzzi, entrambe attive nella vita culturale aretina ed entrambe legate al periodico “Il Bastione” del Quartiere di Porta Santo Spirito.

La presentazione del libro “Giostra…Fantastica” di A. Nocenti e F. Peruzzi

Il libro è disponibile nelle librerie del centro di Arezzo, lo abbiamo letto con passione e poi abbiamo raggiunto le autrici con alcune domande:

– iniziamo dalla trama. Cosa troviamo all’interno dell’opera?

A: Il fulcro della trama è una misteriosa sparizione, intorno alla quale si costruisce un intreccio tinto di giallo: durante la sera delle cene propiziatorie scompare il cavallo di un giostratore, ed i vari personaggi sono coinvolti nella ricerca. Il tutto è seguito dal punto di vista di Lorenzo che, essendo una mosca, può arrivare dove altri non possono, ma che, non essendo comunque onnisciente, ha dubbi e continue domande. Abbiamo così voluto descrivere un periodo turbolento nella storia aretina, in cui il minimo avvenimento poteva distruggere una labile pace civile e, nello stesso tempo, stimolare nei giovani lettori l’abitudine alla riflessione e alla ricerca della verità.

– nella prefazione del libro parlate del testo come di uno “(s)punto di partenza” per ulteriori approfondimenti. Qual è lo scopo del libro?

F: Fin dall’inizio avevamo in mente di scrivere un libro che potesse essere utilizzato anche livello didattico, magari come testo di lettura in una quarta o quinta elementare. Da qui l’idea di inserire elementi di storia locale e personaggi storici realmente esistiti. L’appendice funziona come punto di partenza per ulteriori approfondimenti ma, nel testo, ci sono molti spunti che possono essere utilizzati per ricerche, in classe o in autonomia, su aspetti della storia di Arezzo. Se consigliamo una lettura guidata per i 9-10 anni, dagli 11 anni il libro si presta ad una lettura autonoma.

– dopo aver letto il racconto viene naturale leggere con interesse la parte finale con l’appendice storica e imparare utili informazioni. Come avete scelto i personaggi storici e le dinamiche da inserire nel testo?

A: La nostra passione per la storia aretina ci ha portato a leggere diverse pubblicazioni accademiche. Tra le note a piè di pagina di una in particolare ci è saltato all’occhio che il 2 settembre del 1313 si sono svolti a Pisa i funerali dell’imperatore Arrigo VII, morto in circostanze che in quei giorni sembravano misteriose… 2 settembre, una data che sa di Saracino. Per inciso, non ci stancheremo mai di dire che le note e la bibliografia sono davvero essenziali e, talvolta, pure divertenti da leggere! Poi, il fascino della storia delle varie casate rappresentate nel corteo della Giostra ha fatto il resto. Un punto fermo è stato sempre e comunque dare spazio a tutte le compagini della Giostra, senza dare troppe connotazioni quartieristiche, in modo da lasciare il lettore o la lettrice liberi di identificarsi con i personaggi che preferiscono.

– tra i personaggi del libro ci sono anche le dame della Giostra. Ci sono elementi autobiografici in questo?

F: Ni. Nel senso che abbiamo cercato di caratterizzare le dame in maniera più diversa possibile sia caratterialmente che fisicamente in modo che più lettrici possibili potessero identificarsi nelle protagoniste. Così abbiamo Alionora: mora, timida, dolce e sensibile; Fiammetta: bionda, diretta ed estroversa; Beatrice: rossa, esuberante e intraprendente; Matelda: mora, scaltra e matura. I nomi sono tutti trecenteschi ma due in particolare sono stati scelti per lasciare una piccola traccia di noi… solo i lettori più attenti riusciranno a trovare l’indizio nascosto!

– nel testo descrivete l’Arezzo del tempo passato, con un fiume che scorre tra le vie del centro, una cittadella turrita e una moneta propria. Ci raccontate meglio della nostra città?

A: Abbiamo voluto dipingere il più fedelmente possibile un’Arezzo che non c’è più e che ci ha affascinato da sempre. Ad esempio, l’antico Ospedale di Santa Maria sopra i Ponti fa capire quanto poco fosse stato buio il medioevo: era una struttura salubre e all’avanguardia, con acqua corrente, essendo costruita sopra il fiume Castro. Ed era gestita dalla Fraternita dei Laici, a testimonianza del lavoro benefico che questa istituzione aretina ha portato avanti nei secoli. Un altro elemento di grande fascino è senza dubbio la Cittadella: ricopriva la punta del colle di San Donato, ovvero la zona della Fortezza, e scendeva fino a lambire l’attuale Piazza Grande; era la “corona” di Arezzo, piena com’era di case nobiliari e chiese, le cui fondamenta poggiavano sugli edifici romani e, andando ancora indietro nel tempo, su quelli etruschi: una corona bellissima e con radici profonde. Sul colle accanto, quello di San Pietro, un’altra corona era in costruzione: il Duomo, che allora era definito “nuovo”, perché il vecchio, testimone di un altro periodo di splendore per Arezzo, era nella zona del Pionta. Il periodo di splendore in questione è quello intorno all’anno Mille, quello di Guido Monaco, quello della “nascita” dei vescovi-conti: uno di questi, Arnaldo, ricevette nel 1051 da Enrico III di Franconia il diploma imperiale che gli concedeva di battere moneta, un privilegio raro.

da “L’Alfiere” – n. I – 2024, pagg. 8-9

Lorenzo Diozzi