Approfondire la figura di Guido Monaco risulta una tappa necessaria tra gli articoli de “L’Alfiere” dedicati ai maggiori profili storici e culturali della terra di Arezzo. Se volessimo individuare la lista dei personaggi storici più importanti della città, osservandone solamente le statue, Giudo Monaco guadagnerebbe il gradino, anzi il piedistallo più alto del podio, grazie alla imponente scultura di marmo che svetta altissima tra gli alberi della sua piazza. La nota statua è una opera dell’artista toscano Salvino Salvini, eretta nel 1882 per festeggiare il centenario della nascita di Guido Monaco. Merita di essere ricordato un aneddoto raccontato dallo scultore stesso che narrò di aver visto un cartello al collo dell’opera con scritto “Guido che fai? Forse te ne vai? No, sto qui per grazia del Salvini, anche se volto il culo agli aretini”. Il cartello, con sana goliardia, ironizzava sul posizionamento della statua che, rivolta verso la stazione, sembra voler andare a prendere il treno ma che invece resta fedelmente vicina alla città di Arezzo, accogliendo da più di cento anni chiunque arrivi in città. L’importanza della figura di Guido Monaco tuttavia non è solo circoscritta alla piazza e alla statua ma viene riconosciuta e celebrata in tutto il mondo per le sue innovazioni legate allo studio della musica. La sua sensibilità musicale si forma in un primo periodo presso l’abbazia di Pomposa, un luogo vicino a Ferrara che fu un importante centro culturale medioevale, nella quale il Monaco si avvicina allo studio dei testi e della disciplina musicale.

Successivamente gli fu poi possibile perfezionare i propri studi e sperimentare le innovazioni musicali nella città di Arezzo, nella quale non era presente una abbazia ma c’era una importante scuola di canto presso l’antico Duomo del Pionta. La notorietà dei suoi studi in ambito musicale lo portarono dapprima a Roma ad illustrare le innovative tecniche di fronte a Papa Giovanni XIX ed in seguito, divenuto priore del monastero di Fonte Avellana, alla scrittura del “Codice Musicale”.

Le innovazioni musicali introdotte da Guido Monaco erano dirette ad aiutare i monaci a ricordare e apprendere intonazioni e ritmo nei brani del canto gregoriano. Gli strumenti da lui ideati, tra i quali il solfeggio, le note e le righe nelle quali queste vengono scritte subirono poi nel tempo varie evoluzioni fino ad arrivare alla moderna struttura attuale. Tutte queste evoluzioni, come la modifica della nota “Ut” in “Do” operata nel cinquecento da Giovan Battista Doni o l’aggiunta di una riga operata nel quattrocento per ottenere l’attuale pentagramma, trovano infatti come base gli studi musicali realizzati da Guido Monaco. Si basano sulle sue intuizioni anche i moderni spartiti e le note degli inni che animano la tradizione della nostra città e della Giostra del Saracino. Piazza Grande, il corteo storico e le esibizioni degli sbandieratori infatti non sarebbero le stesse in assenza delle innovazioni musicali di Guido Monaco. In particolare le esibizioni del gruppo della Associazione, dalle più semplici a quelle più complesse, non sarebbero in grado, in assenza della musica e dei musicisti, di suscitare nel pubblico il profondo stupore che sono invece in grado di portare. Lo spettatore infatti viene coinvolto non solo mediante gli occhi ma anche attraverso le orecchie che sono in grado di veicolare le emozioni in modo più profondo ed incontrollabile.

I lanci più alti e colorati, i volteggi e le acrobazie necessitano per dirsi complete e perfette dell’accompagnamento musicale che il gruppo dei musici degli Sbandieratori è riuscita nel tempo a creare. Ben oltre il semplice scandire il tempo dei movimenti, le trombe e i tamburi, presenti in piazza insieme alle bandiere, rappresentano una presenza irrinunciabile per rendere emozionante il nostro spettacolo.

Ad Arezzo la componente musicale diviene maggiormente rilevante se si ricorda che proprio in questa città, grazie a Guido Monaco, sono nate le prime tecniche di studio ed esecuzione della musica come oggi concepita. Tutti territori che hanno ospitato Guido Monaco mantengono anche oggi il ricordo del suo passaggio: la città di Talla celebra con un museo la sua casa natale, Fonte Avellana custodisce nella propria biblioteca le sue opere, Arezzo vanta la Fondazione Guido d’Arezzo che organizza il famoso Concorso Polifonico e il premio Guido d’Arezzo.

Se è certo che Guido Monaco abbia studiato nella città di Arezzo non è tuttavia altrettanto certo il suo luogo di nascita. A contendersi vivacemente i natali del monaco, fornendo varie prove storiche, sono naturalmente Arezzo e la vicina Talla e le città di Pomposa e Ferrara. La città di Talla in particolare vanta fonti particolarmente incisive poiché viene citata come luogo di nascita dallo stesso Guido Monaco.

Accanto a tali fonti deve inoltre essere affiancata la voce della tradizione che tutt’oggi riecheggia nella città del Casentino e che tende a confermare questa teoria. L’onestà intellettuale dovrebbe portare all’individuazione di una risposta intermedia che tenga in considerazione le contrastanti fonti storiche su questo argomento, le quali non risultano capaci di fornire una soluzione cristallina su tale problematica.

Tuttavia questo articolo, incentrato su Guido Monaco è stato scritto dallo sbandieratore che maggiormente ha indossato, ad Arezzo e nel mondo, il costume della città di Talla e perciò risulta impossibile concludere l’analisi della vita dell’inventore delle note musicale senza propendere campanilisticamente ad immaginare il monaco Guido nato e legato a questa città.

da “L’Alfiere” – n. IV – 2018, pagg. 12-13