La storia e l’importanza della città di Arezzo si possono cogliere senza dubbio visitando il bellissimo centro storico, ma le si possono percepire anche in quei luoghi più nascosti ed intimi dove, spesso sovrappensiero, non ci si sofferma a riflettere e a guardare davvero quello che ci circonda. È così che i luoghi di sepoltura, deputati a tener vivo il ricordo delle persone care, diventano inaspettatamente anche il luogo nel quale la memoria s’intreccia con la storia di numerosi personaggi illustri della città, così come accade al Cimitero Monumentale di Arezzo.

Nel corso del tempo l’approccio e le modalità di sepoltura dei defunti si sono notevolmente modificate seguendo i cambiamenti igienici, storici e di pensiero che sono alla base dell’evoluzione culturale e sociale della popolazione. Una sorta di accettazione della morte che ha portato, nel XVIII secolo allo sviluppo di una tendenza letteraria, prima in Inghilterra e poi nel resto dell’Europa che, legittimando queste tematiche insieme ad una più diffusa cultura e conoscenza nella popolazione, hanno consentito di guardare ai cimiteri non più come luoghi negativi ma come luoghi di memoria e di testimonianza per le popolazioni future. Una visione più “romantica” della morte che, slegandola dal dolore inevitabile causato dalla perdita di un caro, l’ha resa più accettabile, essendo questo un imprescindibile passaggio che accomuna tutti i popoli. Proprio per questo la percezione dei luoghi di sepoltura, partendo dalle necropoli fino ai luoghi e modalità di sepoltura attuali, è mutata fino a rendere questi luoghi delle vere e proprie aree di memoria. Non è un caso che Ugo Foscolo nel suo “Dei sepolcri” parla dei cimiteri e delle tombe come luoghi di legami affettivi tra vivi e morti e testimonianza di valori storico-civili.

Lasciandosi alle spalle, quindi, la funzione primaria che la collettività attribuisce al luogo adibito alle sepolture, che porta dietro di sé l’atavica paura della morte, il cimitero può essere considerato come un luogo dove ricordare e onorare la memoria di una comunità e percorrendolo, è possibile scoprire il patrimonio storico, artistico e culturale custodito all’interno del cimitero.

Non molti anni fa, per scongiurare la dispersione dei monumenti funebri più antichi e per creare un censimento ed un percorso a memoria di personaggi illustri della comunità aretina del passato, la società Arezzo Multiservizi S.r.l. ha dato il via ad una approfondita campagna di catalogazione, oggi consultabile nel loro sito istituzionale. Raccontare la memoria collettiva di una città è impresa impegnativa e sempre insidiosa, ma l’utilizzo dei sistemi informatici più innovativi e diffusi consente oggi di compiere una prima osservazione virtuale attraverso il web, tale che possa fungere da guida ad un’eventuale visita reale sul posto. Oltretutto, insieme ai monumenti di personaggi storici il progetto raccoglie anche le sepolture di aretini meno noti, ma che comunque hanno lasciato un segno per la nostra comunità nel corso della loro vita.

Partendo dalla selezione dei monumenti funebri, che in alcuni casi si contraddistinguono per l’altissimo valore artistico delle sculture e delle architetture presenti, nel minuzioso lavoro di catalogazione, sono stati inseriti (dove possibile) dei brevi riferimenti biografici che associano ad un nome una storia. Ed è così che troviamo il monumento funebre della Famiglia Bastanzetti, rigorosamente realizzato in ferro, quello dei fratelli Tani, dello storico Mario Salmi, di Suor Gabriella Thevenin, di Francesco Aliotti e di tantissimi “grandi” aretini che hanno fatto la storia della città. Insieme ai più noti personaggi sono stati catalogati anche i monumenti funebri di persone non conosciute, ma che vengono ricordate con particolare affetto per le loro buone azioni nelle iscrizioni incise sul marmo, o per le particolari circostanze legate alla loro scomparsa. Ne è un esempio l’elogio funebre inciso sulla tomba di Dante Sandroni, morto nel 1924 con il quale si ricorda: “Nel fervore dei 23 anni, quando la vita più sembra un diritto, da un’impalcatura precipitando nella chiesa di S. Firmina ebbe interrotta la gioia del dipingere e la gioia di vivere”, oppure quello presente sulla tomba di Cosimo Citernesi che ricorda la sua carica di Direttore delle scuole elementari nel Comune di Arezzo. Infine, moltissimi altri sepolcri che, in maniera diversa ma pur sempre particolare, ricordano nostri concittadini nel luogo del loro riposo eterno.

Il Cimitero Monumentale diventa così una sorta di museo “a cielo aperto” che, oltre ad innescare profonde riflessioni, riesce ad affascinante e a raccontare il trascorso della città. Conoscere Arezzo è conoscere la sua storia e questo progetto della società Arezzo Multiservizi è di sicuro un omaggio alla storia della città.

Per approfondimenti e consultazione del progetto si rimanda al sito della società Arezzo Multiservizi S.r.l. alla pagina http://www.arezzomultiservizi.it/101/ITA/Ricordi-di-vita