Domenica 2 giugno alle ore 11, nella Chiesa di Santa Maria della Pieve, in omaggio al Patrono di Arezzo San Donato, è stata officiata da Don Alvaro Bardelli la Santa Messa in suffragio di tutti coloro che hanno fatto parte dell’Associazione.

In occasione della solennità dell’Ascensione del Signore, gli Sbandieratori hanno ricordato con le loro bandiere e con il suono di tamburi e chiarine quanti, fra Attivisti, Soci, Sbandieratori d’Onore, hanno fatto parte dell’associazione e oggi non sono più tra noi. È un appuntamento questo, ormai consolidato nel tempo, con il quale si intende mantenere il legame con il ricordo e con le famiglie di tutti coloro che hanno partecipato in quasi 60 anni, alla vita del Sodalizio.

Ho parlato volontariamente di ricordo e non di memoria, poiché tra i due termini esiste una differenza sostanziale, spesso non considerata. Il ricordo, infatti, come spiegava Soren Kierkegaard nell’opera “In vino veritas”, è molto diverso dalla memoria. La persona anziana, ad esempio, tende a perdere la memoria ma le rimane comunque qualcosa di poetico, di magico, i ricordi appunto. Il giovane, invece, gode tipicamente di buona memoria, ma, proprio in quanto giovane, ha spesso pochi ricordi.

Il ricordo inoltre suscita istintivamente un sentimento di perdita, di nostalgia. Chi ricorda non è mai indifferente, mentre la memoria può essere anche un magazzino, un mero archivio di date e di fatti. La memoria infine, è soprattutto pubblica e storica, il ricordo è invece intimo e affettivo. Si commemorano infatti tutti i defunti in senso generale, ma si ricordano i propri cari. Ricordo, lo dice la parola, chiama al cuore; la memoria è, al contrario, più che altro una facoltà intellettiva.

È proprio il senso profondo del ricordo che ha reso, come ogni anno, particolarmente suggestiva e carica di emozioni la cerimonia, culminata con la “chiamata” di tutti gli Sbandieratori che purtroppo non ci sono più.

E qui sorge spontanea un’altra riflessione sull’eterna dicotomia tra la vita e la morte, rafforzata dalla tanto dolorosa quanto ovvia considerazione che questa lista sarà destinata ad aumentare inesorabilmente anno dopo anno. Il nostro compito, quello dell’attuale consiglio direttivo e dell’associazione tutta, e dopo di noi quello di coloro che ci succederanno, dovrà essere quello di mantenere sempre accesa, attraverso il perpetuarsi di questa cerimonia, la fiamma del ricordo di tutti gli sbandieratori che non sono più fisicamente tra noi e che ci piace pensare ci guardino dal cielo maneggiare le nostre, le loro gloriose bandiere. Il nostro impegno, ancor più nello specifico, dovrà essere guidato dall’evitare che questo ricordo, ormai divenuto tradizione, possa diventare nel tempo semplicemente memoria o, peggio ancora, una consuetudine, un semplice appuntamento routinario. Ben vengano, a tal riguardo, i racconti, gli aneddoti, le storie dei veterani ai nostri ragazzi, affinché questi ultimi possano immedesimarsi nel passato e conoscere, pur non avendo avuto modo di farlo di persona, coloro che hanno lasciato un’impronta indelebile nel gruppo. Solo così chi ci ha lasciato sarà sempre vivo nei nostri cuori e potrà essere sempre ricordato e non semplicemente commemorato.

E come vuole la tradizione, al termine della cerimonia i ragazzi del gruppo si sono fermati a pranzo, ospiti di Don Alvaro, vera e propria guida spirituale della nostra Associazione, a suggello di quello che è ormai diventato un meraviglioso rapporto di reciproca stima e sincera ammirazione.

Nel ringraziare quindi, il nostro Don Alvaro per tutto ciò che fa e rappresenta per gli Sbandieratori e, aggiungo, per l’intera Città di Arezzo, l’appuntamento è fissato per l’anno prossimo, nella convinzione, sempre più radicata, che solo nel ricordo e nel profondo rispetto di chi ci ha preceduto, si possa guardare al futuro con fiducia e serenità.

da “L’Alfiere” – n. II – 2019, pagg. 4-5