Quando arrivano nel gruppo i giovani (all’età di 14-15 anni), dovendo affrontare un ambiente nuovo, risultano timidi, introversi, impacciati, quindi ti viene istintivo aiutarli ed incoraggiarli.

MA…! con lui abbiamo esagerato! Si è aggiunto al gruppo circa tre anni fa, ed è stato subito ribattezzato “Sollecito”, a causa del suo sguardo cupo ed assassino. Parlava pochissimo ed era abbastanza difficile interagire con lui. Ora, la tradizione vuole che i più strani vengano mandati a suonare il tamburo, come fosse cosa di poco conto e alla portata di tutti, ma studiare musica e suonare un tamburo non è così semplice: servono anni di impegno costante e di passione, non è come agitare una bandiera o soffiare dentro un tubo d’ottone…(TONTI!).

I nostri due giovani, Sollecito (al secolo Sottile Michele) e Rosati Marco, sicuri di sè nel comportamento in generale (complimenti), hanno suonato e sfilato in maniera impeccabile, nonostante il freddo pungente, la pioggia e una fitta nevicata nell’ultima esibizione, schivando abilmente più volte quattro pinguini che, sentendosi come a casa, vagavano per Tempio Pausania. Ebbene, dopo che il nostro Sollecito si è rivelato un bravo tamburino e si è fatto conoscere per il suo senso dell’umorismo, ci ha sorpreso vederlo in una veste tutt’altro che timida e impacciata nella recente trasferta sopra citata. IL GRUPPO…SCUOLA DI VITA! Cinico e spietato come un lupo a digiuno, ha reso orgoglioso il reparto tamburi guadagnandosi l’ambito titolo di sex symbol del gruppo, strappandolo al reparto sbandieratori che da troppo tempo (ed ingiustamente, a mio avviso) lo deteneva.

LA FREDDA CRONACA: Al calare delle tenebre, dopo le consuete esibizioni, con il suo sorriso sardonico si aggirava per la festa del carnevale con altri giovani della sua età. Fonti attendibili riportano un suo primo attacco ad una gazzella la sera stessa del nostro arrivo. Azzannandola al collo conquistava cosi la sua prima preda, i suoi ormoni hanno fatto il resto. Ma si sa, quando un lupo fiuta il sangue… La seconda sera è stato visto attaccare una seconda gazzella (questa volta bionda) e, facendo di lei un sol boccone, seminava il terrore fra i lupi autoctoni sardi, intimidendo anche la temutissima “femina accabadora”. Inutile stare a sottolineare la delusione e la rabbia della nostra punta di diamante, al quale, per ovvi motivi, è stata revocata la licenza di caccia e pesca e non gli rimane che rosicare insieme a noi ammogliati: “io gli avrei tolto anche la tessera dell’Atam, mah…!!!” E cosi a noi vecchi leoni stanchi, tra una visita ai nuraghe e una puntatina all’enoteca per qualche bottiglia di vermentino di Gallura, non ci rimane che inorgoglirci dei nostri giovani pensando, anche se in minima parte, d’aver contribuito alla loro crescita.

da “L’Alfiere” – n. I – 2018, pagg. 4-5