L’anno orribile che stiamo vivendo ci riserva ora anche un’altra dura prova. Ci ha lasciato Rodolfo Grotti, per tutti il Bighino, tamburino degli Sbandieratori dalla prima ora, uno dei ragazzi del Professor Dini. Una figura storica, un maestro per tutti i ragazzi – sbandieratori o musici – che si sono avvicinati alla nostra Associazione e con il quale hanno condiviso la passione, l’amore per il Gruppo, l’amicizia e la stima che era stato capace di trasmettere e ricevere. Da parte di tutti indistintamente.

Chi scrive è uno di quelli. Ricordavo, tracciando un breve ricordo di Massimo Bianchini – il Nonno – che quando arrivai agli Sbandieratori, era il 1971, fui accolto da lui, il Bighino, capo dei tamburi e “maestro” indiscusso delle musiche, dei tempi, dei preavvisi che accompagnavano le coreografie degli alfieri.

Con fare autorevole, mai autoritario, però fermo e deciso, mi anticipò senza possibilità di replica, che avrei dovuto trascorrere diversi mesi, durante gli allenamenti, in una stanzina del Palazzetto, provando e riprovando dei ritmi e dei tempi che mi avrebbero permesso di acquisire facilità di movimento delle mani, ritmo e confidenza con le bacchette.

Poi venne la palestra, accanto a lui sempre, per iniziare ad accompagnare i saggi, prima con il basso, poi, dopo tanto, finalmente il rullante e piano piano imparare e dirigere il saggio e allora e solo allora, quando il Bighi, dopo essersi confrontato con il Direttore Tecnico, il Professor Dini, dava il suo ok, eri a quel punto davvero un tamburino degli Sbandieratori.

E questo rituale è stato uguale per tutti e per anni, per quanti hanno avuto la possibilità di partecipare a questa splendida avventura. Questo è stato Rodolfo. È stato anche altro però, per esempio punto di riferimento, saggezza, equilibrio, esperienza, attaccamento e difesa a tutti i costi della Associazione e del Gruppo, proprio nei momenti di maggiore difficoltà del sodalizio – e ce ne sono stati – e lui faro e guida di esempio per tutti noi, meno giovani e giovani.

Il rientro poi, degli ultimi anni, rivestendo ancora quel costume ora un po’ stretto per via del tamburo incorporato, che aveva un po’ deformato il giro vita, prima in Piazza Grande per un Giostra Speciale, poi a Faenza ad un incontro di ex Sbandieratori di tutta Italia, in un mondo che lo aveva visto sempre protagonista, essendo stato più volte giudice di gara ad eventi di gruppi storici.

L’Associazione perde con lui una figura speciale sotto l’aspetto tecnico ma soprattutto per le caratteristiche umane che ha saputo trasmettere e infondere in quanti lo hanno conosciuto. Gli Sbandieratori devono molto al Bighino e il miglior ricordo e testimonianza che possiamo dare è continuare nella sua tradizione e nel suo insegnamento.

da “L’Alfiere” – n. III – 2020, pag. 16