Incontriamo per questo numero de l’Alfiere un personaggio che non ha certo bisogno di presentazioni. Domenico Giani, già Comandante della Gendarmeria Vaticana, dal 1°ottobre 2020 Presidente di Eni Foundation e attualmente anche Presidente di tutte le Misericordie d’Italia. Sbandieratore d’Onore del nostro Sodalizio – il che ci riempie di orgoglio – nonché aretino doc, amante e appassionato estimatore della Sua Città.

Dott. Giani, Lei ha “servito” e il verbo servire ci sembra il più appropriato, in quanto si è messo al servizio dei Pontefici, proteggendo la loro incolumità in Italia e in giro per il mondo. Innumerevoli le immagini, le sequenze di Lei sempre a fianco – un passettino dietro al Pontefice – sempre pronto ad intervenire. Immagino sia stata un’esperienza unica e irripetibile. Che può dirci in proposito?

Dopo tanti anni di servizio al Papa (la figura) e alla Chiesa, posso dire che mi porto sulle spalle un’eredità unica. In tutto questo lungo segmento di tempo, quasi quarant’anni di servizio attivo, di cui oltre 20 al servizio della Sede Apostolica, ho rinsaldato i principi di lealtà, fedeltà, riservatezza, senso dell’onore, discernimento ed onestà, spirito di sacrificio, fino alle estreme conseguenze, serenità interiore che solo una coscienza sgombra, possono dare. E, non certo per ultimo, la saldezza nella fede. Resto uomo delle istituzioni, fedele al giuramento professato.

Mi sono impegnato nella protezione del Pontefice in ogni angolo della terra, cercando di assolvere il mio servizio con dedizione e competenza, insieme agli uomini che mi hanno accompagnato in questo tratto di strada. Facendo crescere il Corpo che ho avuto l’onore di comandare non solo nel servizio di polizia e di sicurezza, ma anche in altri settori come la protezione civile ed il soccorso ai terremotati, la cooperazione internazionale (in particolare al fianco dell’Ospedale Bambino Gesù per l’allestimento di un ospedale nella capitale Bangui, con un concerto offerto da Claudio Baglioni, in occasione del 200° anniversario di fondazione de Corpo della Gendarmeria, che ha permesso la raccolta di oltre un milione e mezzo di euro destinati parte a Bangui e parti ai terremotati di Norcia per il tramite della Diocesi), nella adesione all’Organismo internazionale di polizia criminale (Interpol), o agli accordi bilaterali con forze di polizia di diversi Stati, ma anche al soccorso notturno dei senzatetto intorno al Colonnato di San Pietro e così via. Questa è l’eredità metto al servizio della società negli incarichi attuali ed in quelli che dovessero presentarsi nel futuro.

Credo che la Sua sia stata una vera missione, nel senso che probabilmente ha sacrificato anche la Sua vita privata, gli affetti, la sua famiglia, mettendo in gioco – se necessario – la vita stessa. Per contro, immagino ha avuto in cambio soddisfazioni, prestigio, riconoscimenti. È stato davvero così?

Non posso che essere grato alla Provvidenza per avermi donato tante soddisfazioni, spirituali soprattutto, ma anche umane: se chiudo gli occhi ripercorro tanti momenti particolari della mia vita ricchi di grandi ed unici ricordi, così come i numerosi riconoscimenti che mi sono stati tributati e che hanno – fra l’altro – abbellito la mia bella uniforme; ma dall’altro lato della medaglia, è stata una vita “donata”, interamente donata al servizio a Pietro, il Successore del Principe degli Apostoli, il Papa!, qualunque nome abbia avuto o avrà. Con rinunce totali, personali e familiari, per assolvere pienamente il servizio che mi era richiesto. Ma che è anche quello che ogni civil servant di ogni ordine e grado, a qualunque amministrazione appartenga, fa giornalmente, mettendo la propria vita a servizio delle Istituzioni, spesso accompagnato da una famiglia che – come nel mio caso – gioca un ruolo fondamentale e cui va una particolare gratitudine.

Senza entrare in particolari, delicati segreti di Stato, c’ è stato qualche episodio, aneddoto, evento o particolare che ricorda in maniera diversa o che le è rimasto impresso?

Come dicevo prima, ripercorro in un batter di ciglia la mia vita e rivedo tanti momenti particolari a fianco del Papa (San Giovanni Paolo II, Benedetto XVI, Francesco): ognuno di loro – il Papa – rappresenta le istanze degli ultimi, di chi non ha voce, il garante dell’umanità. Così, ci sarebbero aneddoti, da scrivere libri … resta impressa la testimonianza di un popolo, di cui ognuno di noi è parte, che testimonia da un lato la bellezza e dall’altro la povertà della vita che fa parte della nostra storia.

Venendo all’oggi. Lei è stato nominato Presidente di tutte le Misericordie d’Italia. Immagino un mondo immenso di persone, perlopiù volontari, che si sono messi al servizio degli altri, in opere di assistenza, soccorso, sostegno, in favore dei deboli e di chiunque abbia un bisogno. Una sorta di continuità nella missione di “Servizio”, nel senso più nobile del termine. Servire l’altro. Ci parli di questa esperienza, di questa realtà.

Essere diventato Presidente della Confederazione Nazionale delle Misericordie per me è stata una grande soddisfazione. Il motivo che mi ha spinto a candidarmi è stata la volontà di ‘mettersi a servizio’ ricordo, infatti, che io sono un Confratello della Misericordia di Arezzo da quando ero giovanissimo. Quando mi è stato chiesto di candidarmi ho risposto ‘sì’, proprio come hanno fatto altre migliaia di Fratelli e Sorelle in tutta Italia. In questi primi mesi di esperienza sto scoprendo un mondo affascinante con uomini e donne che ogni giorno si ‘mettono in ‘gioco’ per aiutare il prossimo impegnandosi in servizi di ogni tipo. Posso davvero dire che queste persone si donano agli altri in modo incondizionato. Spero di poter fare lo stesso in questo mio nuovo incarico.

Leggendo una storia delle Misericordie di Firenze durante la peste del 1521 mi sono commosso, paragonando questi antichi fratelli alle nostre sorelle e fratelli di oggi che si sono spesi e donati durante la pandemia da covid-19.

Per concludere, Dr. Giani. Due parole sulla Sua Città. Pur lontano e totalmente impegnato non ha mai perso i contatti, le amicizie. Ha sempre presentato e rappresentato al meglio Arezzo. Ho un ricordo personale, che voglio rinverdire e che la dice lunga su quanto appena detto. Ero presente in Piazza San Pietro quando l’allora Presidente della nostra Associazione fece dono a Papa Francesco del nostro libro e di una bandiera. Lei non si trattenne … e candidamente, ma orgogliosamente, disse rivolgendosi al Pontefice: “…Santità, sono gli Sbandieratori della mia Città”. Ecco, ci racconti il suo rapporto con Arezzo.

Chi mi conosce, ed Arezzo è una piccola città, così mi conoscono in molti, sa quanto io vada orgoglioso della mia aretinità e quanto ami la mia città, quanto sia sincera la devozione per la nostra amata Madonna del Conforto, quanto, per stare al tema di questo giornale, sia legato alla Giostra del Saracino e sia fiero dei nostri Sbandieratori, uno dei simboli e delle immagini belle di Arezzo.

Ricordo con commozione le visite che il nostro Gruppo ha fatto in piazza San Pietro e la commozione che ho provato nel sentire gli squilli delle chiarine o vedere l’esibizione dei nostri ragazzi.

Arezzo ha patrimoni unici: religiosi, storici, artistici, culturali, paesaggistici, ma anche nel settore dell’imprenditoria. Spesso manca il “fronte comune” per combattere una battaglia che potrebbe fare della nostra città – quello che è! – un unicum.

Continuerò a fare la mia piccola parte per il luogo che mi ha dato i natali e che amo ed onoro con una gratitudine particolare.

da “L’Alfiere” – n. III – 2021, pagg. 4-5

Sergio Rossi