Esiste innegabilmente, per motivi storici, politici, culturali e anche sportivi, un’accesa rivalità tra Arezzo e Siena, resa ancor più forte dalla competizione esistente tra le due manifestazioni, la Giostra del Saracino da un lato, il Palio di Siena dall’altro.

In Toscana, terra del campanilismo per antonomasia, si tende istintivamente a esaltare le proprie tipicità, denigrando quelle altrui e, in questo, aretini e senesi non sono certo secondi a nessuno. La realtà, invece, a parer mio, è molto diversa. Siena e Arezzo sono da tutti i punti vista due eccellenze toscane e italiane e Palio e Giostra ne rappresentano dei veri e propri fiori all’occhiello, da valorizzare e proteggere con determinazione senza se e senza ma. Come tante altre manifestazioni, di cui l’Italia è piena, esse rappresentano le nostre tradizioni e la nostra storia e devono quindi essere custodite con passione e orgoglio.

Nel profondo rispetto delle notevoli differenze tra le due manifestazioni, senza perdersi nello sterile esercizio volto a determinare quale delle due sia migliore, non possiamo negare che entrambe riescano ad appassionare le rispettive comunità e, soprattutto in passato, abbiano condiviso anche alcuni dei loro più grandi protagonisti: Tripoli Torrini, detto Tripolino (6 vittorie su 20 palii corsi e miglior giostratore di tutti i tempi con 15 vittorie su 37 giostre), Donato Gallorini, detto Donatino (9 palii corsi e 14 vittorie su 45 giostre), Fernando Leoni, detto Ganascia (8 successi in terra senese su 36 partecipazioni e un successo su 8 Giostre del Saracino). Storie che si intrecciano e che hanno scritto pagine indimenticabili delle due manifestazioni.

Il nostro racconto inizia il 16 agosto del 1930, con l’esordio di Ganascia al Palio di Siena con la Tartuca. La notte precedente, Ganascia porta la cavalla Carnera in Piazza per abituarla alla mossa, ma viene disarcionato, cadendo rovinosamente e perdendo di vista la cavalla, che si volatilizza. La Tartuca rischia di non poter partecipare al Palio: fortunatamente alla mattina la cavalla viene ritrovata, mentre le condizioni di Ganascia sono meno gravi del previsto e il giovane fantino può prendere parte alla corsa. La carriera pare favorire la Torre, che parte in testa. Improvvisamente però, dopo il terzo San Martino, approfittando di una caduta collettiva, la Tartuca si ritrova seconda dietro alla Lupa con Canapino sulla forte Lina. La lotta sembrerebbe impari, invece, affiancatosi al rivale, Ganascia lo costringe a rallentare a suon di nerbate e regala così alla Tartuca un trionfo che fino alla sera prima pareva utopia. Il giovane Ganascia vince all’esordio, divenendo il dodicesimo fantino della storia a riuscire nell’impresa.

L’esordio di Tripolino, datato 2 luglio 1931, è invece meno fortunato, ma il fantino umbro, che monta per il Nicchio la modesta Beppina, ben si distingue e viene chiamato dalla Civetta per il successivo Palio dell’Assunta. Tripolino parte in testa insieme all’Oca, ma paga la propria inesperienza di fronte al fantino Bubbolo, che si impone per la quarta e ultima volta nella sua carriera. Poco male, in quanto la Civetta lo conferma per il successivo Palio di luglio 1932. Il cavallo Lampino è velocissimo, ma Tripolino si deve scontrare con la giornata di grazia proprio di Ganascia, che vince ancora con il tempo record di 1’16”.

Il successo per Tripolino è comunque nell’aria e arriva il 16 agosto 1932, con il Nicchio. Nello stesso anno inizia anche la sua avventura alla Giostra del Saracino, insieme a quella di Donatino: esordiscono insieme per Porta Crucifera il 7 agosto 1932, in occasione della seconda edizione dell’età contemporanea, ottenendo già a settembre la loro prima vittoria.

Il 1933 è invece l’anno di Ganascia che compie un’impresa memorabile, regalando alla Tartuca un indimenticabile cappotto. Dopo la vittoria di luglio, viene confermato anche per il Palio dell’Assunta. Anche stavolta l’avversaria più temibile è la Lupa, che corre con Tripolino, sul velocissimo Ruello. Il Palio diviene subito una lotta a due tra Tartuca e Lupa, ma anche stavolta Ganascia e Folco sono imbattibili.

Assente nel 1934, anno dell’esordio paliesco di Donatino, Tripolino viene richiamato dalla Lupa per il Palio del 2 luglio 1935, a distanza di meno di un mese dal secondo trionfo alla Giostra del Saracino, avvenuto sempre in coppia con Donatino. Alla mossa sono Lupa, Nicchio ed Istrice a scattare in testa, ma clamorosamente i fantini di Nicchio e Istrice iniziano a nerbarsi, permettendo così alla Lupa di incrementare il proprio vantaggio. Quando l’Istrice si libera dell’ostacolo del Nicchio, ormai il distacco è incolmabile e Tripolino su Ruello trionfa così per la seconda volta nella sua carriera.

Nel 1936, mentre ad Arezzo fa discutere il passaggio di Donatino da Porta Crucifera agli acerrimi nemici di Porta Santo Spirito, a Siena Tripolino corre per il Drago. A luglio non c’è però storia e la Giraffa si aggiudica il Palio dell’Impero. Ad agosto, invece, Ruello capita in sorte alla Pantera, che crede di potersi affidare sull’aiuto dell’alleata Aquila. Invece le dirigenze fanno il grosso errore di chiamare due fantini accecati da un forte odio reciproco, Ganascia e Meloncino. Il primo, fantino dell’Aquila, ostacola duramente Meloncino, facendolo cadere e infrangendo i sogni di vittoria dei panterini. Per Tripolino la strada è sgombra e il Drago può festeggiare dopo 15 anni di attesa.

Nel giugno del 1937, Tripolino, in coppia con Arturo Vannozzi, infligge una pesante sconfitta all’amico Donatino, in una Giostra a dir poco memorabile. Dopo la prima carriera, Porta Sant’Andrea conduce con sei punti, grazie al centro di Ghinassi, che riesce anche a strappare una palla dal mazzafrusto. Porta Santo Spirito e Porta Crucifera seguono a 4 punti, Porta del Foro è ormai fuori con 1 punto. Nella seconda carriera succede l’incredibile. Dopo il 3 di Porta del Foro, Tripolino marca 4 punti, mentre Bottacci per Porta Sant’Andrea spreca tutto, centrando il 5 ma finendo disarcionato. A questo punto Donatino, marcando 4 punti, porta il quartiere giallo-blu agli spareggi. Ed è qui che Tripolino compie l’impresa totalizzando 5 punti, contro i 4 di Donatino, e conquistando la lancia d’oro.

Tripolino abbandona momentaneamente la Giostra per dedicarsi al Palio di Siena e torna alla Lupa, in uno dei palii più convulsi di sempre. Il barbero da montare è Folco e la Lupa è di diritto una delle grandi favorite, insieme all’Onda con Ruello. La mossa favorisce la Torre di rincorsa, cui l’Aquila al nono posto lascia un ampio varco per entrare. Il binomio lupaiolo è però nettamente superiore e Tripolino si lancia all’inseguimento e in breve prende il comando, centrando il suo quarto trionfo in Piazza del Campo.

Il 7 agosto dello stesso anno, in Piazza Grande, è però già tempo di rivincita per Porta Santo Spirito, che prevale sugli avversari, grazie al 5 di Donatino e al 4 di Giuseppe Neri. Donatino, assieme a Neri, vincerà altre 5 giostre, l’ultima delle quali nel 1951.

Per Tripolino il 1938 è il momento culminante della sua carriera paliesca. A luglio viene richiamato dal Drago. Dopo un giro dietro alla Tartuca con Ganascia su Stella, Tripolino, su Folco, la supera e non molla più il comando.

Ad agosto corre invece per la Chiocciola, la quale si affida a lui per evitare un esito che pare pressoché scontato: la vittoria della rivale Tartuca, che ha ricevuto in sorte Ruello e l’ha affidato al suo storico fantino Ganascia. Alla Chiocciola è toccato lo sconosciuto Sansano, che sulla carta pare non reggere il confronto con Ruello. Ma la maestria di Tripolino sarà proverbiale in quella carriera: partito secondo dietro al Nicchio, Torrini riesce a prendere il comando al primo San Martino. La Tartuca resta invece ingabbiata nelle retrovie. Tripolino vince così un Palio insperato per la grande gioia dei chiocciolini. Inaspettatamente, però, il sesto trionfo per Tripolino sarà anche l’ultimo della sua carriera a Siena. I tartuchini, accecati dalla delusione e dimentichi delle 3 vittorie loro regalate da Ganascia, accusano il fantino di essersi venduto. Ganascia è costretto a rifugiarsi per ore nell’entrone e l’esperienza rompe definitivamente i rapporti tra la Tartuca e Leoni.

L’anno seguente però Ganascia torna al successo. Ad agosto, nell’ultimo Palio prima della lunga pausa bellica, la Torre, che non vince da 29 anni, gli affida Giacchino. La carriera è un monologo della Torre e Ganascia ottiene la sua quinta vittoria.

Quando il 2 luglio 1945 torna la terra in Piazza, Tripolino è ancora nel lotto dei fantini, ma subisce una delusione clamorosa. Chiamato dalla Giraffa, che gli affida Folco, Tripolino conduce al comando tutta la carriera, quando la Lupa, con Renzino, alla sua prima e unica esperienza in Piazza, lo passa con un’incredibile traiettoria esterna al terzo San Martino.

L’anno successivo Ganascia corre a luglio per il Montone, montando il cavallo Piero, in una delle carriere più discusse di sempre. La favorita Oca, con Boccaccia su Folco, parte nettamente prima, quando con un ritardo incredibile il mossiere Lorenzo Pini annulla la mossa facendo esplodere il mortaretto. Tra le proteste ocaiole, le contrade tornano tra i canapi e alla nuova mossa è ancora l’Oca a partire prima. Ganascia però si affianca in breve a Boccaccia e lo supera: il Montone riesce a tener dietro l’Oca fino alla fine e Ganascia vince il suo sesto Palio.

Nel 1947, ad agosto, Ganascia corre nuovamente per la Torre, montando ancora una volta Piero. Le favorite sono Nicchio e Tartuca, ma la mossa premia Torre e Leocorno; al contrario il Nicchio resta sorpreso e parte in netto ritardo, mentre la Tartuca viene frenata dall’ostacolo della Chiocciola. In breve Ganascia riesce a prendere la testa, facendo il vuoto.

Tripolino, nel frattempo, torna a correr Giostra nel 1949, ottenendo subito uno strepitoso cappotto in coppia con Vannozzi, e chiude la sua carriera al Palio di Siena con l’edizione straordinaria del 28 maggio 1950, dedicandosi completamente alla Giostra del Saracino, nella quale è al culmine del successo.

Proprio il Palio straordinario del 28 maggio 1950, rappresenta per Ganascia l’ottava e ultima vittoria della sua formidabile carriera. Corre per i colori del Montone, con l’esordiente cavalla Gaia. Le speranze di vittoria sembrano minime, ma al terzo San Martino c’è la svolta: il Nicchio cade, lasciando Lupa e Montone, che parevano tagliate fuori, a contendersi la vittoria. La cavalla del Montone Gaia è infortunata e a Ganascia non resta che tentare il tutto per tutto: si lascia cadere travolgendo Tripolino che finisce sul tufo, rallentando la propria cavalla Salomè. A quel punto per Gaia, scossa e senza più rivali, è un gioco da ragazzi concludere vittoriosa.

Qualche giorno più tardi, in terra aretina, Donatino si gioca tutto agli spareggi contro Ghinassi, in uno storico duello tra Santo Spirito e Sant’Andrea, entrambe appaiate a 8 punti, dopo le prime due carriere. Il cavaliere bianco-verde marca ancora 4 punti, ma Donatino non si accontenta e chiude la Giostra con uno splendido 5, regalando alla Colombina la lancia d’oro di giugno 1950 e portandola momentaneamente al primo posto dell’albo d’oro.

Nel giugno del 1951 si corre invece una delle più spettacolari giostre dell’epoca contemporanea: dopo la prima carriera, Porta Crucifera, Porta Sant’Andrea e Porta del Foro sono a zero punti. Solo Neri per Porta Santo Spirito riesce a marcare 4 punti e a non perdere la lancia. La seconda carriera registra il 3 di Tripolino, un altro zero per Porta Sant’Andrea e il 3 di Gori per Porta del Foro, rendendo di fatto inutile l’ultima carriera di Donatino, che marca 4 punti perdendo anch’egli la lancia. Porta Santo Spirito vince così la nona lancia d’oro della sua storia, distaccando gli storici rivali rosso-verdi, che si rifaranno vincendo consecutivamente le successive 5 edizioni, compreso il cappotto del 1952. I successi di Tripolino con il quartiere rosso-verde saranno in totale 9, l’ultimo il 6 settembre 1953, sempre in coppia con Arturo Vannozzi.

Fernando Leoni, dopo il Palio del 2 luglio 1952, decide di ritirarsi. Ma il successivo 16 agosto, mentre sta assistendo al Palio nelle vesti di semplice spettatore, tre contrade cadono ai canapi e il fantino del Bruco s’infortuna. Per motivi di ordine pubblico viene ordinato al fantino della Chiocciola di sostituire quello del Bruco. Al suo posto viene richiamato proprio Ganascia, che così è costretto a togliersi gli abiti “borghesi”, vestendo il giubbetto della Chiocciola. La carriera viene poi vinta dall’Oca.

Ganascia disputa un ultimo Palio, il 2 luglio 1953, con il Leocorno, poi si ritira definitivamente e, a partire dal 1961, si dedicherà anch’egli alla Giostra del Saracino di Arezzo.

Intanto, ad Arezzo, dopo 20 giostre disputate per Porta Crucifera, nel 1954 Tripolino passa a Porta Sant’Andrea. Donatino invece, ritornato nel 1956 a Porta Crucifera, è capace di un’altra memorabile impresa: vincere la Giostra con il solo punteggio marcato. Dopo la prima carriera tutti i quartieri si trovano incredibilmente a zero punti. Nella seconda, Donatino sconfigge tutti, centrando uno spettacolare cinque. Dopo la Giostra del 1957, vinta da Tripolino, in coppia con Ivo Bottacci, Donatino fa ritorno a Porta Santo Spirito nel 1958, dove viene raggiunto l’anno successivo, dopo solo 5 giostre disputate in bianco-verde, da Tripolino. L’esordio della formidabile coppia con il quartiere della Colombina avviene il 13 settembre e coincide subito con una vittoria: Torrini marca 4 punti, ma la rottura della lancia, come da regolamento, fa raddoppiare il punteggio. Gli 8 punti di Tripolino, uniti ai 4 di Donatino, consegnano al quartiere di Porta Santo Spirito una folgorante vittoria.

La coppia Tripolino-Donatino domina tutti i primi anni sessanta: i due regalano a Porta Santo Spirito altri 3 successi, l’ultimo dei quali il 5 settembre 1965. Dalla Giostra successiva, quella del 1966, Tripolino torna nuovamente a vestire i colori di Porta Sant’Andrea.

In mezzo a questo dominio di Donatino e Tripolino quasi incontrastato, in coppia o da rivali, proprio il 1966 segna l’unica vittoria in Giostra di Ganascia. Egli aveva esordito nel 1961, vestendo i colori di Porta Crucifera. Dopo due giostre perse agli spareggi, vince appunto l’edizione del 4 settembre 1966, in coppia con Marcello Formica, riuscendo finalmente a battere anche in Piazza Grande sia Donatino (Porta Santo Spirito) che Tripolino (Porta Sant’Andrea).

Passa un anno e arriviamo al 3 settembre 1967 con Donatino che corre per Porta Santo Spirito, Tripolino per Porta Sant’Andrea e Ganascia per Porta Crucifera. Dopo la prima tornata Porta del Foro e Santo Spirito guidano con 4 punti davanti a Sant’Andrea con tre e Colcitrone con 1 solo punto all’attivo, marcato proprio da Leoni. Nelle seconde carriere, Porta del Foro totalizza 3 punti, mentre Tripolino ne marca 4. Tocca a Donatino che con i 4 punti realizzati si assicura l’ultima lancia d’oro della sua stupenda carriera, a 57 anni compiuti.

Tripolino invece vince per il quartiere bianco-verde la Giostra del 1 settembre 1968, in coppia con Franco Ricci e chiude la propria carriera il 7 settembre 1969, giostrando senza successo per Porta Crucifera, in coppia per la diciassettesima volta con Donatino.

L’anno seguente, durante le prove, Tripolino subisce un infortunio che lo costringe al ritiro. Al suo posto i dirigenti di Colcitrone chiamano Assuero Favi. Le prime carriere vedono marcare 4 punti tutti i quartieri tranne, per l’appunto, proprio i rossoverdi, che totalizzano un solo punto, decretando di fatto l’esclusione di Porta Crucifera dalla lotta per la vittoria. Nella seconda serie di carriere Formica perde la lancia, Zama per Porta Sant’Andrea emula Ricci e porta il suo quartiere ad 8 punti. Porta del Foro non va oltre il 3. Donatino pennella la sua ultima carriera e la lancia si ferma sul 5. Ed è con questo centro che Donatino dice addio alla Giostra e che si conclude il nostro racconto lungo 40 anni.

da “L’Alfiere” – n. III – 2019, pagg. 6-9